Istruzione
La storia di San Benedetto da Norcia per spiegare ai bambini la fraternità e il rispetto
Ecco come raccontare la storia di San Benedetto da Norcia ai bambini, in modo da insegnare loro l’importanza della fraternità e del rispetto.
Solitamente, la storia di San Benedetto da Norcia piace molto ai bambini. Insegna loro cosa vuol dire l’accoglienza e la fratellanza, ma anche il sacrificio e l’amore per Dio. Vediamo come raccontare ai bimbi la sua vita, con parole semplici ma incisive.
La storia di San Benedetto da Norcia per bambini
L’11 luglio di ogni anno si ricorda San Benedetto da Norcia. E’ importante raccontare ai bambini la sua storia perché la sua figura è simbolo di accoglienza e fratellanza, oltre che di preghiera e di grandezza spirituale. Nato nel 408 circa a Norcia, in Umbria, Benedetto aveva una sorella gemella, Scolastica. Dopo la morte della madre, sono stati cresciuti da una signora anziana di nome Cirilla. E’ stato grazie a lei se Benedetto ha potuto raggiungere Roma per studiare con grandi maestri.
Benedetto, però, non rimase tanto tempo a Roma perché non amava la vita superficiale della città. Lui preferiva la pace e voleva dedicarsi alla preghiera. E’ per questo che si rifugiò sui monti dell’Appennino Laziale insieme a Cirilla e ad un gruppo di amici monaci. Pian piano si sparse la voce che in quei luoghi avvenivano dei miracoli e Benedetto decise di fuggire, da solo e in piena notte. Arrivato al confine tra Lazio e Abruzzo, si rifugiò in una grotta, dove condusse un’esistenza solitaria per tre anni, pregando e digiunando. Tornò alla vita ‘normale’ soltanto quando capì come affrontare le tentazioni più forti dell’animo umano.
San Benedetto: un esempio di accoglienza e fratellanza
Tornato tra gli uomini, Benedetto venne mandato a Vicovaro per ristabilire nel convento una vita di sani principi. Arrivato a destinazione capì che i frati non si erano riuniti per una vera vocazione. I frati non approvavano la sua spiritualità e non furono felici di averlo con loro. Provarono addirittura ad ucciderlo mettendo del veleno nel vino, ma quando Benedetto si fece il segno della croce il bicchiere si ruppe in mille pezzi. I frati rimasero senza parole, si pentirono e decisero di vivere come lui chiedeva, ovvero pregando e lavorando.
Tornato sui Monti Simbruini, trovò un gruppo di monaci che lo volevano come guida. Durante un momento di preghiera, Benedetto si sentì chiamato dal Signore a costituire un ordine monastico con una Regola. Seguendo il volere di Dio, si traferirono tutti sui colli di Subiaco. Benedetto divise i frati in 12 gruppi e, dopo qualche anno, ognuno di loro aveva costruito un monastero con frutteti, orti e animali domestici. Tutti i religiosi trascorrevano le giornate lavorando e pregando, senza dimenticare di accogliere quanti chiedevano ospitalità o erano in cerca di aiuto. La regola benedettina era chiara, Ora et labora – prega e lavora, ma tutto doveva avvenire seguendo sentimenti di fraternità e rispetto.