Salute e benessere
Spot alimentari destinati ai bambini: l’80% è bocciato
Uno studio ha dimostrato che l’80% degli spot alimentari destinati ai bambini viola le regole e promuovono cibo spazzatura
Gli spot alimentari destinati ai bambini sono bocciati nell’80% dei casi. Non sono a norma con le regole italiane ed europee e non promuovono una corretta alimentazione. La pubblicità è parte integrante della nostra vita. Vediamo e sentiamo spot praticamente dappertutto, in televisione, radio, per strada e anche sui social network.
I bambini sono particolarmente sensibili e influenzabili e il bombardamento in televisione non aiuta di certo.
Le pubblicità destinate ai bambini sono regolamentate dall’European nutrient profile model (Who-Enpm) e dall’EU pledge nutrition criteria (EU-Pnc). Il primo è indipendente ed è promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il secondo è stipulato da aziende leader del settore alimentare.
Entrambi gli organismi vigilano su quello che si promuove e nel modo in cui lo si fa e in Italia sono state bocciate l’80% delle pubblicità destinate ai bambini. Il problema riguarda in particolare la sponsorizzazione di alimenti e bevande non salutari per i bambini.
Spot alimentari destinati ai bambini
L’analisi è stata condotta dall’istituto di ricerca farmacologica Mario Negri tra l’ ottobre del 2016 e il gennaio del 2017. I ricercatori hanno analizzato le pubblicità dei canali italiani più seguiti e cioè Rai 1, Rai 3, Canale 5, LA7 e Boing. Su circa 4000 pubblicità, 800 sono state trasmesse durante le ore dei programmi per bambini e quindi erano destinate a loro.
Non solo la maggior parte delle pubblicità non rispettava le regole, ma erano soprattutto quelle mandate in onda durante i cartoni animati. È assurdo che le pubblicità dei prodotti alimentari per i bambini sono meno salutari di quelle rivolte agli adulti.
Una nota di merito se la merita invece Rai Yoyo, un canale televisivo per bambini, che da maggio 2016 ha sospeso gli spot pubblicitari.
Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri, ha spiegato:
“Il fatto che frutta e verdura non risultino mai pubblicizzate durante i programmi per bambini è un dato significativo, sarebbe urgente in Italia una rigorosa definizione ed implementazione di normative basate su linee guida, volte a regolamentare la commercializzazione di prodotti alimentari e bevande per i bambini”.
Silvano Gallus, epidemiologo dell’Istituto Mario Negri e dell’Iiph, ha aggiunto:
“Mi auguro che lo studio accenda un campanello d’allarme su un problema sempre più attuale, non solo circoscritto al mondo della televisione. In un’epoca in cui l’offerta di mezzi di comunicazione (quali ad esempio youtube e social media in generale) è crescente ed accessibile a un pubblico sempre più giovane, è necessaria una rigida vigilanza e un’auspicata regolamentazione delle pubblicità che vengono trasmesse, per tutelare le generazioni future da una cattiva educazione alimentare”.