Cronaca
Mamme da legare: L’autosvezzamento nei bambini: cosa cucino oggi?
Quando è stato il momento di iniziare lo svezzamento di mia figlia, l’ho fatto in modo “tradizionale”, vale a dire con le pappe vegetali: progressiva introduzione delle verdure, pappa di riso, omogeneizzati.
La cosa non mi entusiasmava, ma la pediatra era in ferie e il suo sostituto seguiva questa scuola di pensiero. Dopo poche settimane abbiamo cambiato casa e distretto sanitario, e abbiamo cambiato pediatra.
La nuova dottoressa, con molta correttezza verso il collega, ha detto: “Se vi trovate bene, continuate sereni su questa strada, la bambina sta bene e cresce. Personalmente, consiglio l’autosvezzamento“. Ci si sono aperte le porte dell’Empireo: la bambina era stanca di quella sbobba, e io anche di più. Tutti quei preparati non mi davano grande affidamento, forse a torto, ma preferivo una dieta che mi desse controllo assoluto su ogni singolo ingrediente. L’indicazione è stata: tagliate tutto col coltello, anziché frullarlo, e lasciatevi guidare solo dal buonsenso. Evitate spaghetti con le vongole, per esempio, ma non vi preoccupate eccessivamente”.
Abbiamo cominciato a fare ogni sorta di esperimento culinario, basandoci su ingredienti semplici e freschi: il parmigiano resta l’alimento preferito della bambina, ma abbiamo scoperto delle sue nuove passioni. L’uovo, per cominciare: le preparo un finto uovo strapazzato con parmigiano e zucchine, e lei impazzisce. La ricotta riesco a dargliela senza problema, anche nella sua versione “dolce”, con la frutta. Da brava figlia di campani apprezza il sugo semplice, e sai sempre quando l’ha mangiato perché ci sono tracce rosse ovunque.
La carne, per quanto tagliata in pezzetti minuscoli, la ingoia con difficoltà e, devo ammetterlo, a volte gliela mischio con la frutta per imbrogliarla. Finché mangia, non mi faccio troppi scrupoli. Eppure, nonostante l’apparente libertà, mi faccio un sacco di problemi: temo di appesantire eccessivamente le pietanze, e tendo sempre a evitare zucchero e sale, sostituendo quest’ultimo con l’onnipresente parmigiano. In ogni caso, funziona il consiglio datoci dalla pediatra di farla sedere con noi a tavola: se ci vede mangiare si incuriosisce e mangia più volentieri, anche se la poveretta non sa che le nostre pietanze sono varianti molto più saporite delle cose che mangia lei.
Ieri, però, ho convinto tutti che quella poltiglia che aveva nel piatto fosse una deliziosa variante di un piatto marocchino: pezzetti di carne cotti nelle prugne. Una cosa inguardabile e molto lontana dalla ricetta originale, ma gliel’ho presentata con tale entusiasmo che lei si è convinta mangiando con continui “mmmmmmh!”. Ma mai come quando preparai un autentico gattò napoletano di patate e preparai per lei il “gattino”: patate, parmigiano e ricotta. Lei vedeva una cosa identica e quella che mangiavamo noi. Un giorno scoprirà che esiste la versione adulta con salame e chili di sale. Nel frattempo… omettiamo la verità.
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