Cronaca
Mamme da legare: Mamme che parlano solo dei figli
Se c’è una trappola nella quale sapevo sarei caduta, era quella di diventare una mamma monotematica.
Sapevo che sarebbe stato un po’ triste ma inevitabile. Nei miei anni da non mamma, quest’abitudine l’avevo colta nelle persone più insospettabili: partorisci, e hai un unico argomento principale e inesauribile. Solo le mie amiche più strette si sono salvate, ma forse è solo perché, avendo tanti interessi in comune e avendo condiviso tanto, abbiamo qualche argomento in più.
Da una parte è ovvio che, chi mi incontra per strada, mi chieda della bambina. Cerco di controllarmi e di dare poche informazioni generiche, ma se insistono con domande mirate divento un fiume in piena. Peggio di me, però, ci sono le figlio-logorroiche patologiche. Queste ultime ti telefonano ogni tanto, e la conversazione è più o meno questa: “Ciao. La bambina come sta?”. “Bene, grazie, si è appena svegliata”. “Ma dai! Anche Ludovico si è appena svegliato! Ha mangiato questo, ha giocato con questo, ha detto questo (è un bimbo precoce, sai?), ha sporcato tot pannolini, si è voluto vestire con questo (è un bimbo molto deciso, sai?). E hai cominciato a svezzarla?”. “Sì, ecco…”. “Ma non mi dire! Sai che Ludovico è stato svezzato a poco più di tre mesi (è un bambino precoce, te l’ho già detto?)! Invece Luca, il figlio della mia amica Anna, ancora no. Ha la stessa età del mio, ma il mio è un po’ diverso”. “Sì, lo so, è precoce…”. “Ah, te ne sei accorta anche tu? Ma dicevamo, la tua bimba che fa? No, perché il mio blablablablablabla”. Signore, pietà.
Io mi sforzo disperatamente di non parlare sempre di mia figlia: mi faccio violenza, conto fino a 10, mi do pizzichi di nascosto. E lo faccio perché ricordo i miei sorrisi di plastica, con le mascelle dolenti, e lo sguardo perso nel vuoto mentre qualcuno mi faceva una testa così parlandomi dei suoi figli. Non me ne importava un accidenti di sapere quanti pannolini al giorno servissero per il bambino, chiedevo per gentilezza notizie ma non volevo una cronaca dettagliata. Penso che sia naturale cercare il confronto con altri genitori, avere rassicurazioni circa il proprio operato e circa lo sviluppo di nostro figlio. Ma perché angosciare chi i figli non li ha e, magari, non ha nemmeno intenzione di averli?
Poi, un paio di settimane fa, il premio agognato: una mia amica mi ha detto “Ma sai che non sei una di quelle che parlano solo dei figli?”. Cara amica mia, è solo perché ci incontriamo poco. Ti lascio, però, quest’illusione.
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