Cronaca
Diagnosi preimpianto per la fecondazione assistita, le spese a carico del SSN
“Sconfessando” la tanto contestata Legge 40 sulla procreazione assistita, il Tribunale di Roma ha stabilito che la diagnosi preimpianto dell’embrione sarà possibile e gratuita
Ricordate il caso della coppia che si era rivolta alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a proposito di una diagnosi preimpianto negata? Ebbene, il Tribunale di Roma ha dato loro ragione, offrendo in tal modo a tutti gli aspiranti genitori che si affidino alla fecondazione in vitro e siano portatori sani di malattie genetiche gravi la speranza di concepire un figlio sano.
Il tutto gratis, ovvero a spese del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Questa decisione in pratica “sconfessa” la già abbondantemente contestata legge 40 (quella che si occupa proprio di procreazione assistita) che non consentiva la diagnosi preimpianto sugli embrioni fecondati.
Questo divieto, però, sarebbe una violazione del “diritto al rispetto della vita privata e familiare, sotto il profilo dell’autodeterminazione nelle scelte terapeutiche e del diritto di divenire o meno genitori“. Si arriva a queste importante determinazione, a seguito del caso di una coppia, i coniugi Rosetta Costa e Water Pavan, che dopo aver scoperto di essere entrambi portatori sani di una malattia molto grave, cronica e progressiva chiamata fibrosi cistica e messo al mondo una bimba malata, decisero di avvalersi delle tecniche di fecondazione in vitro per evitare una condanna al loro futuro bambino.
Dal momento che la legge non consentiva loro di poter effettuare la diagnosi della malattia prima dell’impianto dell’embrione nell’utero materno, decisero di provare ad affidarsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per coronare il loro sogno (legittimo). La Corte accolse il ricorso della coppia, rilevando anche un’incongruenza nelle leggi italiane, che consentono l’aborto terapeutico in caso di feto malato, ma non la diagnosi preimpianto su un embrione.
Si tratta di una pura assurdità: in pratica la donna che scopra di aspettare un bimbo gravemente malato può decidere per l’aborto terapeutico, ma non può prevenire che tutto ciò avvenga effettuando una selezione dell’embrione prima che le venga impiantato nell’utero. Ora che il Tribunale di Roma ha accolto la delibera della Corte di Strasburgo bypassando la legge italiana, appare sempre più necessario che i nostri parlamentari decidano di rimettere mano alla normativa sulla procreazione assistita in modo che risulti più coerente con le direttive europee in materia, e con il buon senso.