Gravidanza
Mamme da legare: Analisi in gravidanza, districarsi nella giungla degli esami
La mia gravidanza si è svolta a cavallo di un cambio di residenza e, di conseguenza, cambio di medico, di ospedale e di laboratorio d’analisi.
Insomma, è stata una bella seccatura, o lo è diventata quando mi ritrovai a guardare sconsolata il foglio con le analisi da fare settimana per settimana. Pensavo che fare un figlio fosse facile: resti incinta, mandi tutti a quel paese e ti fai i tuoi nove mesi d’attesa. Non proprio.
A parte le solite analisi cui, almeno per me, si univa quella della toxoplasmosi, non avevo fatto i conti con tutte le altre. L’amniocentesi mi ha occupato tre giorni: colloquio, prelievo e ritiro analisi. Dovete poi considerare l’elettrocardiogramma, la visita per preparare la cartella clinica se nel vostro ospedale si usa così, la visita con l’anestesista in caso di cesareo programmato o percorso di partoanalgesia, gli eventuali ultimi prelievi in ospedale, le analisi facoltative ma consigliate, le diverse ecografie, il tampone. Quasi tutte queste visite da me elencate vanno prenotate e incastrate tra di loro assicurandosi che ciascuna coincida con la giusta settimana d’esenzione.
So che non vi sembrerà questa grande tragedia, ma tra la pancia enorme, le gambe pesanti e il sentirsi una balena spiaggiata, l’ultima cosa della quale avevo voglia era programmare, incastrare, scrivere e, soprattutto, ricordare. Non ricordavo nulla: avevo post it sparsi ovunque e, appena preso un nuovo appuntamento, comunicavo data, ora e luogo al mio compagno, confidando nella sua lucidità. Non che non mi fossi preparata da subito il mio bel calendario con tutto scritto in anticipo, ma verso la fine è stato il caos: ho scoperto che il foglio delle analisi che mi aveva dato la ginecologa era vecchio, e nel frattempo erano cambiate un po’ di cose ai fini dell’esenzione. Non chiedetemi cosa: tra codici sbagliati e sigle, alla fine ho pagato quando non avrei dovuto, ma ne ha guadagnato la mia salute mentale.
Alla fine ero così stanca, mi sentivo così pesante, e mi chiedevo per quale ragione costringessero un’otaria irritabile ad andare in giro per ambulatori e studi medici. Tra l’altro vivo in campagna, e arrivare in città era ogni volta una traversata. E il guaio è che non potevo demandare! A fare il tampone dovevo per forza andare io! Il consiglio che vi posso dare è comunque di preparare in anticipo un foglio con date, settimane di gestazione e analisi corrispondenti. A un certo punto, inevitabilmente, vi sentirete perse. Se siete seguite in consultorio (dove ancora esistono i consultori), sarà tutto più semplice e vi guideranno le ostetriche anche in questa giungla. Altrimenti, coinvolgete quanto più possibile il vostro compagno, vostra madre, vostra sorella, affidando a loro il ruolo di “segretari”. Voi dovrete solo presentarvi e stendere il braccio per il prelievo. Magari avrete la fortuna che ho avuto io nell’ospedale dove andavo: la macchinetta che distribuiva i numeri aveva il tasto proprio per le donne incinte. Arrivavo all’ultimo minuto, prendevo il numerino, scavalcavo tutti grazie alla priorità e mi dicevo: “Se qualcuno si lamenta lo prendo a panzate”.
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