Crescita
Se il bambino piange per andare al nido ecco i consigli delle tate
Piangere per andare al nido o piangere per andare alla scuola materna sono problemi che accomunano molti genitori impegnati nei primissimi inserimenti dei cuccioli a scuola. Ecco cosa fare con i consigli delle tate più famose.
Il bambino che piange per andare al nido, una scena classica che si è palesata a moltissime mamme e papà preoccupati che il piccolo potesse non prendere bene la decisione di affidarlo alle cure delle maestre. Innanzitutto non preoccupatevi: di solito i bambini smettono di piangere non appena i genitori se ne vanno, per poi riprendere ovviamente quando ritornano a prenderli.
Si tratta di un capriccio o di un reale malessere? Un mix: sicuramente si tratta di una situazione di disagio del nostro bambino, che magari abituato a stare con la mamma, il papà o figure famigliari come i nonni, si ritrova in un ambiente nuovo, con persone che non conosce. Logico che abbia un po’ di timore a rimanere lì e non vuole che il genitore se ne vada lasciandolo da solo.
Se il bambino piange per andare al nido, l’importante è non assecondarlo: non tenetelo a casa, perché sennò associare il suo rifiuto con pianti e urla al fatto che può stare a casa sua e non va bene. Non sgridatelo nemmeno, perché peggiorereste la situazione. L’importante è consolarlo, ascoltarlo, spiegargli che andrà tutto bene e che quando sarà ora mamma o papà saranno di nuovo lì a prenderlo per tornare a casa a giocare con lui.
A tal proposito cosa dicono le tate più famose d’Italia? Tata Adriana, ad esempio, ha spesso sottolineato come l’inserimento al nido o alla materna a tappe e quindi il distacco graduale siano importanti. Niente avanti e indietro: quando è il momento di lasciare il bambino si esce dalla scuola e si torna all’orario concordato con le maestre. Affidatevi a loro, perché con bambini così piccoli è assolutamente fondamentale.
Tata Lucia, invece, sottolinea come si tratti esclusivamente di capricci: secondo lei si tratta di un vizietto concesso dalle mamme e la soluzione potrebbe essere quella di provare a farlo portare dal papà o dai nonni.
Foto | da Flickr di toniblay
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