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Gravidanza

Mamme da legare: L’utilità dei corsi di preparazione al parto

Verso il quinto mese di gravidanza, decisi di provare a frequentare un corso di preparazione al parto, organizzato dall’Azienda sanitaria locale.

Dico “provare a frequentare” perché quello che avevo sentito sui questi corsi non mi consolava molto. Non volevo essere messa per terra in una stanza buia ad ascoltare le onde del mare. Non ho nulla contro il mare, anzi! Ma io avevo bisogno di sentirmi dire cosa mi sarebbe accaduto in sala parto, quali inconvenienti potevano esserci e come affrontarli.

Arrivo, così, al primo incontro. L’ostetrica esordisce con un: “Il parto è un’esperienza unica ma, non illudetevi, dolorosa”. Sangue, episiotomia e dolori lancinanti. Bene, è questo che volevo. Primo incontro, conoscenza del gruppo e aspettative, e poi, andando avanti: travaglio e parto (con la presenza dei papà), allattamento, incontro con l’assistente sanitaria (lapsus dell’ostetrica, che la chiama “assistente sociale”: Oddio, siamo nei guai ancora prima di farli nascere?”), vita dopo il parto, contraccezione.

Da quel che vedo e sento, tutte le mie compagne panciute hanno le mie stesse aspettative. Le onde del mare sono state bocciate all’unanimità. L’ostetrica è simpatica ed esauriente: le facciamo domande indugiando su aspetti truci e sanguinolenti ottenendo risposte esaustive e senza falsi pudori o remore. Persino i futuri papà, presi dalla professionalità delle spiegazioni, si danno un tono e non vacillano neppure davanti alle foto a colori di diversi parti immortalati nella fase espulsiva. Qualcuno ha tentennato davanti all’uncino per rompere le acque ma, sostanzialmente, hanno tutti affrontato stoicamente gli eventi che si prospettavano.

Forse sono stata particolarmente fortunata, ma al corso ci sono stati prospettati tutti gli eventuali imprevisti, senza nasconderci la gravità di quelli più seri; eppure, tutto è stato fatto rimuovendo le nostre ansie, anziché alimentandole. Da cosa poteva esserci utile in sala parto fino alle eruzioni cutanee nel bambino nelle prime settimane, avevamo un quadro completo. Inoltre, visto che il corso era tenuto in un asilo e stavamo sedute su dei pouf tipo Fantozzi poggiati su dei tappeti imbottiti, la visione di dieci donne panciute che toglievano le scarpe e poi le rimettevano rotolando ovunque nello sforzo, era impagabile.

Ci siamo incontrate tutte dopo un paio di mesi: il contenuto della pance era adesso in bella mostra in ovetti e carrozzine. Ci siamo raccontate travagli e parti, e devo dire che nessuno è stato una passeggiata. Non lo è mai. La passeggiata sarà quella che vi farete in una bella giornata di sole, spingendo una carrozzina con il vostro bambino, pensando che sì, dopotutto, se questi sono i risultati, il gioco è valso la candela.

Foto | Flickr

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