Gravidanza
Minaccia di aborto: sintomi, cause e cure
Cosa si intende con minaccia d’aborto? Che sintomi si avvertono e soprattutto si può porre rimedio? Scopriamolo.
Minaccia d’aborto, un termine che in gravidanza incute (giustamente) puro terrore nella futura mamma. Ma cosa significa? Ha sempre esito negativo? O si può porre rimedio e terminare la dolce attesa normalmente? Cerchiamo di scoprirlo insieme.
Con minaccia d’aborto si intende un quadro clinico che include tutta una serie di sintomi e segnali che fanno pensare ad una gravidanza in pericolo o a rischio. Questa diagnosi non significa assolutamente che l’aborto spontaneo sia già in corso, ma che senza le dovute precauzioni la gestazione potrebbe non andare a buon fine.
Il sintomo più evidente e allarmante di minaccia d’aborto è la perdita di sangue, con perdite abbastanza consistenti, o comunque non sporadiche. Le cause di una minaccia d’aborto possono essere di varia natura, genetiche, di salute, di conformazione anatomica, di malattie ereditarie, e così via.
Tuttavia non bisogna subito deprimersi e pensare il peggio. Vi fornisco un dato positivo: solo il 15% delle minacce d’aborto si trasforma in vero e proprio aborto spontaneo. Prima regola da seguire però, come fosse legge, sono le disposizioni del ginecologo in questi casi.
Per esempio, osservare il riposo a letto, per otto giorni solitamente dal primo episodio emorragico. Poi a seconda dei casi e dei disturbi individuali diagnosticati alla futura mamma il ginecologo può decidere di prescrivere diverse terapie, sia farmacologiche che in alcuni casi, chirurgiche. Le minacce d’aborto tardive, ovvero dopo la tredicesima settimana di gestazione, richiedono invece quasi sempre il ricovero ospedaliero.
Fonte | AWOG (aggiornamenti in ginecologia)