Cronaca
Bambina promessa del nuoto sincro non può gareggiare: “Non è italiana”
Una bambina nata in Italia da genitori africani, vittima della burocrazia italiana che non le permette di gareggiare perchè “tunisina”.
Le delusioni per i bambini iniziano molto presto. Come quella di una bambina nata in Italia nel 2012 che vive con il padre arrivato in Italia nel 2002, e la madre che lo ha raggiunto un anno dopo grazie al ricongiugimento familiare.
La coppia lavora da anni ed è ben integrata nella società, uno dei tanti esempi in zona veneta. La bimba che vive a Camposaegro, in provincia di Padova, appassionata di nuoto sicronizzato ha sempre avuto un debole per questo tipo di sport, da quando vedeva le altre bambine più grandi “danzare” in piscina.
Quando è arrivata l’età giusta per iscriversi, la mamma l’ha iscritta, e la piccola ha comiciato ad allenarsi duramente per quattro volte a settimana nel team di nuoto sincronizzato. L’allenatore ha visto subito in lei un grande talento e ha chiesto alla società sportiva di avviare le pratiche per il tesseramento. Racconta il padre della bambina:
“Un anno fa la piscina mi ha chiesto di presentare altri documenti da mandare in Federazione, poi un giorno mi hanno chiamato dicendo che da Roma non potevano tesserarla perché era tunisina”.
Per la Federazione “non è italiana”, per cui la domanda è stata respinta. Per avereun futuro nel sincro, per la legge italiana dovrebbe aspettare altri otto anni con il compimento della maggiore età o attendere che i genitori ottengano la cittadinanza. Non vi sembra bizzarro? Per cui la piccola potrà partecipare come «Esordiente B» solo ai trofei e alle gare regionali, e a 11 anni non potrà fare il suo esordio nell’agonismo non è ancora cittadina italiana.
Come riuscire a spiegare ad una bambina come la nostra società sia aggrovigliata nella burocrazia in tal modo da deludere uno dei soggetti più indifesi, i bimbi? Sul caso è intervenuto Luca Zaia, che pur rimanendo contrario allo ius soli, sottolinea:
“Il caso della nuotatrice padovana esclusa dalla Federazione offre la necessità di un dibattito sul diritto di cittadinanza. Serve un segnale di civiltà e di attenzione nei confronti delle aspirazioni di questa giovane e dei tanti bambini che vivono da anni in Veneto, terra dove l’integrazione è concreta, funziona e rappresenta un modello a livello nazionale”.
Non resta che i responsabili della burocrazia italiana si mettanno la mano sulla coscienza e diano la cittadinanza a questa coppia. E poi perchè i genitori dovrebbero attendere ancora quando sono già in possesso del permesso di soggiorno a tempo indeterminato? E un mistero.
Via | CorrieredelVeneto