Cronaca
Filastrocche di Carnevale per i bambini, le più divertenti
Carnevale è una delle Feste più amate dai bambini, con il suo corollario di scherzi, maschere e coriandoli. Ecco alcune divertenti filastrocche in tema perfette da insegnare ai più piccoli
A Carnevale non solo ogni scherzo vale, ma è anche tempo di frizzi, lazzi, canzoncine in rima e divertenti filastrocche che ci aiutino ad immergerci nell’atmosfera dissacrante e irriverente di questa Festa pagana tanto amata dai bambini.
Per far vivere loro appieno la magia carnevalesca, per far conoscere le belle maschere italiane della tradizione, quelle, per intenderci, che affondano le loro origini nella Commedia dell’Arte, sono utilissime le filastrocche, alcune delle quali non solo sono molto divertenti e spiritose, ma anche didattiche.
Eh sì, perché se date un’occhiata alla selezione che vi proponiamo, troverete delle simpatiche poesiole che in rima elencano tutte le maschere italiane da nord a sud aiutandoci a collocarle e conoscerne i caratteri specifici, una bella lezione di storia e di cultura popolare che non guasta mai!
Si tratta soprattutto di testi d’autore, facili da capire e da imparare, adatti quindi anche alla scuola. Potete trascriverle e recitarle insieme ai piccoli di casa, magari provando ad associare, con le immagini e i disegni, i costumi attribuiti a ciascun personaggio, come ad esempio il bellissimo vestito variopinto di Arlecchino!
Il gioco dei se
Se comandasse Arlecchino il cielo sai come lo vuole?
A toppe di cento colori cucite con un raggio di sole.
Se Gianduia diventasse ministro dello Stato,
farebbe le case di zucchero con le porte di cioccolato.
Se comandasse Pulcinella la legge sarebbe questa:
a chi ha brutti pensieri sia data una nuova testa
(Gianni Rodari)
Viva i coriandoli di Carnevale
Viva i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perchè i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale
(Gianni Rodari)
Il girotondo delle maschere
E’ Gianduia torinese
Meneghino milanese.
Vien da Bergamo Arlecchino
Stenterello è fiorentino.
Veneziano è Panatalone,
con l’allegra Colombina.
Di Bologna Balanzone,
con il furbo Fagiolino.
Vien da Roma Rugantino:
Pur romano è Meo Patacca.
Siciliano Peppenappa,
di Verona Fracanappa
e Pulcinella napoletano.
Lieti e concordi si dan la mano;
vengon da luoghi tanto lontani,
ma son fratelli, sono italiani
(G. Gaida)
La canzone delle mascherine
Un saluto, a tutti voi;
dite un po’ chi siamo noi?
Ci guardate e poi ridete?
Oh! mai più ci conoscete!
Noi scherziam senza far male,
Viva, viva il Carnevale!
Siamo vispe mascherine,
Arlecchini e Colombine,
diavolini, follettini,
marinai
bei ciociari
comarelle
vecchierelle:
noi scherziam senza far male,
viva, viva il Carnevale!
Vi doniamo un bel confetto,
uno scherzo, un sorrisetto;
poi balliamo
poi scappiamo.
Voi chiedete:
Ma chi siete?
Su pensate,
indovinate.
Siamo vispe mascherine,
Arlecchini e Colombine,
diavolini, follettini,
marinai
bei ciociari
comarelle
vecchierelle:
noi scherziam senza far male,
viva, viva il Carnevale!
(Arpalice Cuman Pertile)
Carnevale in filastrocca
Carnevale in filastrocca,
con la maschera sulla bocca,
con la maschera sugli occhi,
con le toppe sui ginocchi:
sono le toppe d’Arlecchino,
vestito di carta, poverino.
Pulcinella è grosso e bianco,
e Pierrot fa il saltimbanco.
Pantalon dei Bisognosi-
Colombina, – dice – mi sposi?
Gianduia lecca un cioccolatino
e non ne dà niente a Meneghino,
mentre Gioppino col suo randello
mena botte a Stenterello.
Per fortuna il dottor Balanzone
gli fa una bella medicazione,
poi lo consola: – E’carnevale,
e ogni scherzo per oggi vale
Il vestito di Arlecchino
Per fare un vestito ad Arlecchino
ci mise una toppa Meneghino,
ne mise un’altra Pulcinella,
una Gianduia, una Brighella.
Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano
qualche macchia di vino toscano.
Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.
Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone :
“Ti assicuro e te lo giuro
che ti andrà bene li mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l’altro bolletta!”
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Foto| via Pinterest