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Cronaca

Coworking per mamme che lavorano con bambini al seguito

L’idea di coworking è perfetta per le mamme che lavorano e non vogliono lasciare i bimbi al nido. Ma la burocrazia non permette che si sviluppi questa soluzione.

Da tempo si parla di Coworking, di spazi condivisi e dinamici dove incontrarsi per lavorare soprattutto online, e spendere meno tempo e denaro. In aiuto delle mamme che lavorano qualche tempo fa era partito un progetto pilota anche a Milano. Il cosiddetto “Piano C” prevedeva uno spazio attrezzato per le mamme che vogliono lavorare portando con sè i propri bimbi, che vengono intrattenuti da educatrici nello spazio bimbi nella camera accanto, o tenuti accanto alla scrivania della madre, che in questo caso non si stresserebbe nel traffico facendo da pendolare tra casa, lavoro, nido o asilo.

Dopo la gravidanza, le donne hanno a disposizione cinque mesi di astensione obbligatoria, poi si ritrovano a dovere scegliere se portare i bimbi al nido o astenersi per altri sei mesi in maniera facoltativa. Ma è giusto rimanere lontano dal lavoro per così tanto tempo? Per i figli si fa tutto, ma perchè sacrificare così tanto? Rientrare nel mondo del lavoro, dopo un anno, sarà più arduo.

Ma una soluzione c’è secondo Federica Ortalli, presidente di Assonidi e membro della Camera di Commercio di Milano, e si chiama “coworking-asilo”:

“Spazi di coworking attrezzati con ‘zone bimbi’ per consentire alla neomamma di stare con il bambino, mangiare con lui senza dover correre da una parte all’altra della città, e al contempo non mollare l’attività professionale”.

Una buona idea se si pensa che i nidi sono pochi e costosi, e che con il coworking i prezzi sarebbero più economici dato che il bimbo starebbe con la mamma, e poi ne trarrebbero giovamento anche i piccoli che non sarebbero sballottati, quotidianamente, da un posto all’altro.

Purtroppo l’idea è buona ma la burocrazia mette i bastoni tra le ruote a chi vuole svilupparla. Commenta la Ranalli:

“Il problema è che la realizzazione di strutture di questo tipo è frenata dalla burocrazia. La forma ideale con cui realizzarle sarebbe l’impresa sociale: oggi ci sono dei bandi ma sono quasi sempre pensati per startup under 35”.

Inoltre, continua la Ranalli, gli spazi ci sono, ad esempio a Milano, ma bisogna cambiare mentalità:

“Invece di flessibilizzare i servizi per andare incontro al lavoro dell’adulto, flessibilizziamo gli orari di lavoro per andare incontro alle esigenze del bambino”.

Cosa bisogna fare per andare incontro alle mamme lavoratrici così gravate dagli impegni?

Via | Nuvola.Corriere
Foto | Getty Images

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