Gravidanza
Parto in acqua: quali sono i pro e i contro di questa tecnica?
Partorire in acqua, pro e contro di una possibilità per le future mamme di un parto un po’ diverso dal solito (che non si può fare, però, in tutti i reparti maternità!).
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Il parto in acqua è un’esperienza meravigliosa, una forma di parto naturale un po’ alternativa, che sta conquistando la curiosità di molte mamme in attesa. In che cosa consiste esattamente e quali sono i pro e i contro di questa tecnica? Prima di tutto bisogna specificare che si parla di parto naturale non perché sia naturale per noi donne partorire in acqua, ma semplicemente perché una volta in acqua non si interviene più medicalmente a meno che non subentri un’eventuale emergenza. In quel caso la donna deve uscire dalla vasca.
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È quindi sconsigliato se la gravidanza è a rischio, nei parti gemellari, nelle gravidanze che si concludono prima del termine. Il feto, inoltre, deve aver superato positivamente i test sierologici, e non devono esserci infezioni cutanee o stati febbrili. Tra i pro, c’è sicuramente la riduzione (seppur minima) del dolore e una certa velocizzazione della fase espulsiva e del travaglio (per chi sceglie di fare in acqua anche questa fase). Inoltre, in vasca non si fa l’epidurale e neanche l’episiotomia.
Come funziona? La donna nella fase espulsiva si immerge in acqua, che ha una temperatura diciamo tiepida (circa 37 gradi). La vasca è illuminata, ha un gradino o due per facilitare l’ingresso e l’uscita e dei maniglioni per tenersi, mentre sopra ci sono come delle liane appese cui la donna può tenersi durante le spinte. Volendo si può chiedere anche di avere della musica. Per la coppia è una situazione raccolta e soprattutto meno traumatica, perché in acqua il sangue si disperde.