Salute e benessere
Cos’è la sindrome di Kawasaki e quali sono i sintomi nei bambini
Tutto quello che c’è da sapere sulla sindrome che colpisce i bambini e della quale si sta tanto parlando in questi giorni
In questi giorni se ne è fatto un gran parlare per una possibile correlazione con il Covid: la sindrome di Kawasaki, malattia non troppo frequente che riguarda quasi esclusivamente in bambini, comporta l’infiammazione di tutti i vasi del corpo. I sintomi della malattia sono chiari, ma quello che è ancora incerto sono le cause. A seguito di diversi studi, si ipotizza che possa essere di natura infettiva: a tale scopo sono stati isolati diversi microbi dai pazienti affetti da malattia di Kawasaki, ma ancora oggi non è possibile identificarne uno responsabile. [related layout=”big” permalink=”https://bebeblog.lndo.site/post/225710/covid-19-i-consigli-dei-pediatri-per-luso-delle-mascherine-nei-bambini”][/related]
Cos’è la Sindrome di Kawasaki
Si tratta di una malattia scoperta nel 1967, quando l’omonimo pediatra giapponese ne individuò i sintomi. E’ più frequente nei bambini di origine asiatica al di sotto dei 5 anni di età, ed ha una maggiore incidenza nel sesso maschile. I casi, tuttavia, si verificano in tutto il mondo (negli Stati Uniti, ad esempio, tra i 3000 ed i 5000 l’anno) e tutto l’anno, ma le stagioni probabilmente più ricche di casi sono la primavera e l’inverno. Ad oggi non c’è modo di prevenirla.[related layout=”big” permalink=”https://bebeblog.lndo.site/post/224926/coronavirus-sintomi-del-covid-19-nei-bambini”][/related]
I sintomi della malattia di Kawasaki
I sintomi della malattia sono febbre, che si presenta per prima insieme ad irritabilità del bambino, arrossamento degli occhi, congiuntivite, edema delle mani e dei piedi ed ancora infiammazione di bocca, labbra e gola. Si può verificare un gonfiore nei linfonodi della gola.
Se nel breve termine la malattia può non comportare complicazioni gravi, vi si deve comunque prestare attenzione: nel lungo termine, infatti, i risvolti possono diventare seri, esplicandosi potenzialmente in danni alle arterie coronarie come aneurismi di queste e conseguente rottura, che può causare un infarto del miocardio.
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