Istruzione
San Martino di Giosuè Carducci: la spiegazione per i bambini
San Martino di Carducci: ecco la spiegazione per i bambini, con il testo della splendida poesia da leggere insieme a loro.
Come spiegare ai bambini la bellissima poesia San Martino di Giosuè Carducci? Si tratta di un grande classico della letteratura italiana, reso immortale anche da una canzone di Fiorello che tutti conosciamo e cantiamo ogni volta che ci troviamo di fronte al suo testo. Vediamo la spiegazione adatta anche ai più piccoli.
San Martino di Carducci: la spiegazione per bambini
I bambini della scuola primaria, ma anche quelli delle scuole medie, potrebbero essere interessati, o talvolta costretti, a imparare a memoria la poesia San Martino di Giosuè Carducci. Può accadere che le insegnanti si concentrino soprattutto sulla memorizzazione, dimenticando che i bimbi non sono semplici contenitori da riempire.
Imparare a memoria un testo senza capirlo è pressoché inutile. Magari si otterranno buoni risultati, con la classica pappardella recitata alla perfezione, ma tempo qualche mese – ad essere generosi – e il testo sarà dimenticato. Al contrario, accompagnando la lettura con una spiegazione, tutto risulterà più semplice.
Chiarito ciò, vediamo come spiegare San Martino ai bambini. Basterà rendere più semplici le parole celebri e immortali di Carducci. La poesia racconta di una tipica giornata di autunno, nella terra maremmana del poeta. C’è la nebbia, con un vento forte che smuove anche il mare. Ma, nonostante il tempo non sia dei migliori, in città è tutto un esplodere di calore. Dal vino nuovo al pollo allo spiedo che cuoce, passando per i cacciatori che, guardando al cielo, vendono stormi di uccelli pronti a migrare e andare lontano, come vanno lontani anche i loro pensieri in questa fredda e tipica giornata d’autunno.
Testo di San Martino di Giosuè Carducci
La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.