Istruzione
Insegnamento della stregoneria a scuola: l’accusa di un senatore della Lega
Un senatore leghista ha accusato una scuola della provincia di Brescia di insegnare la stregoneria ai bambini.
Insegnamento della stregoneria a scuola. E’ questa l’accusa del senatore Simone Pillon, che ha dichiarato sul suo profilo Facebook di voler presentare un’interrogazione parlamentare su questo. Da che cosa nasce questa idea? Secondo il politico in una scuola primaria in provincia di Brescia i bambini sono stati obbligati a bere pozioni magiche, dipingersi simboli sulle braccia e invocare gli spiriti durante un incontro con la scrittrice Ramona Parenzan, esperta di intercultura.
“Nelle scuole della mia Brescia, dopo il Gender, sono arrivati a imporre la stregoneria, ovviamente all’insaputa dei genitori. Vogliamo insegnare ai nostri bambini l’italiano, la matematica, l’arte, la musica e lasciar perdere queste porcherie? Appena insediato farò una interrogazione parlamentare su questa vergognosa vicenda, perché è la Costituzione a garantire il diritto dei genitori, e solo dei genitori, a educare i propri figli”.
Ha scritto il senatore. Ovviamente, la posizione di Pillon ha destato sconcerto. Sabina Stefano, la preside della struttura, ha spiegato che l’evento è inserito all’interno di progetto interculturale promosso dalla biblioteca civica e finanziato dal Comune, deliberato dal consiglio d’istituto e presentato ai genitori.
“Si raccontano ‘Le Fiabe e racconti dal mondo’ dall’Afghanistan al Pakistan. L’obiettivo era la conoscenza di cultura altra rispetto quella occidentale, importante per il futuro dei bambini.[…] Il progetto prevedeva la drammatizzazione, l’interpretazione teatrale delle fiabe: un viaggio immaginario su una piroga, un piccolo libro sui cui scrivere la frase significativa di questo percorso, la consegna di una conchiglia. La signora si è vestita in costume tipico perché l’obbiettivo era la condivisione di una cultura altra”.
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Non esiste nessun insegnamento alla stregoneria, dunque, ma il senatore non è convinte e sempre su Facebook è intervenuto commentando:
“Se queste pratiche sono state inscenate per “raccontare ai bambini cosa avviene presso altre culture”, come ci si è subito affrettati a sostenere, è un dato del tutto irrilevante: primo, perché non tutte le usanze in giro per il mondo sono necessariamente e indiscriminatamente un ‘valore’ da insegnare (figurarsi poi ai bambini nelle scuole), e secondo perché, comunque, il consenso informato preventivo dei genitori resta indispensabile. Dunque nessuna ridicola “caccia alle streghe”, ma difesa assoluta del diritto di priorità educativa dei genitori. Sulla difesa di questo principio andrò avanti senza il minimo scrupolo o riguardo. Stampa e troll se ne faranno una ragione. #ripresavaloriale”.
Via | TPI News
Foto | iStock