Educazione
Mamme da legare: lettera d’amore di una madre a Maria Montessori
Un po’ di Montessori in tutte le case, è quel che ci vorrebbe.
Sin da bambina, sono sempre stata poco competitiva. Per intenderci: ancora adesso, quando sono certa di una determinata cosa e il mio interlocutore di parere contrario mi dice “Vuoi scommettere?”, rispondo “No, perché sono certa di vincere”. Mi sembrerebbe di imbrogliare. Mia madre non ci ha mai dato ricompense o castighi: l’esito della nostra azione era la ricompensa o il castigo. Non eravamo migliori di altri se prendevamo un voto più alto, né peggiori se il voto era basso. Era un voto, punto. Non eravamo noi. Era un tema di italiano o un compito di matematica. Impegnati, fallo per te stessa, era tutto ciò che ci diceva. Mia madre era montessoriana senza saperlo.
A casa ci era permesso sporcarci, tornare piene di fango. Ci impegnava con lavori manuali, ci lasciava toccare e conoscere. Crescendo, ho scoperto che tante delle cose che ci era consentito fare sono tra le attività programmate in qualsiasi scuola montessoriana.
Maria Montessori ha avuto delle intuizioni che ne hanno dimostrato tutto il genio: le sue parole sul sistema scolastico sono attuali in modo inquietante. La sua analisi del metodo di apprendimento del bambino è così perfetta da farci dire: “ma è ovvio, perché non ci avevano pensato prima!”. Adesso che ho una figlia come cavia, mi rendo conto di quanto Montessori fosse nel giusto: la bambina cerca solo autonomia, vuole essere messa in condizione di fare da sola. Si concentra, è assorta. Con un giocattolo di plastica tutto lucine e suoni gioca due minuti. A impilare contenitori ermetici sta un’ora. Non trattiamoli da stupidi, non facciamoli sentire inadeguati. Forniamo loro un ambiente nel quale possano imparare da soli.
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