Gravidanza
Quali sono i rischi legati all’induzione al parto
L’induzione al parto è spesso l’unica alternativa, ma non è esente da rischi: ecco quali sono
Nonostante negli ultimi anni si sia registrato un ricorso piuttosto frequente al parto indotto, non sempre necessario, ci sono dei casi in cui tale tecnica risulti indispensabile. L’induzione al parto è infatti fondamentale in presenza di gravidanza giunta oltre il suo termine, di rottura del sacco amniotico alla quale non sia seguito, spontaneamente, il travaglio, laddove vi sia un’infezione nell’utero, in presenza di alcune patologie legate alla gravidanza, ed in tutti quei casi nei quali si riveli indispensabile anticipare il momento del parto.
Ciò premesso, nonostante in tali situazioni l’induzione al parto sia spesso l’unica via necessaria da intraprendere per evitare di incorrere in complicazioni, essa non è esente da rischi. Venendo accelerate le contrazioni uterine, diverse sono le complicazioni alle quali potrebbe trovarsi sottoposto il bebè.
Tra queste ci sono la sofferenza fetale, che si verifica laddove il battito cardiaco del bambino si registri sotto la norma per un lungo lasso di tempo e che può essere causata, indirettamente, dal ricorso all’ossitocina o alle prostaglandine, possibili cause di troppe contrazioni e di conseguenza di una dimunuizione dell’apporto di ossigeno.
Tra le altre possibili spiacevoli conseguenze ci sono anche il distacco della placenta, ovvero la sopravvenuta comparsa di un coagulo di sangue tra la placenta e l’utero che provoca la perdita di aderenza tra i due; la rottura uterina, che può essere provocata da manovre ostetriche eseguite non correttamente e l’eventualità di dover subire un parto cesareo. Possibile è anche, infine, il sanguinamento dopo il parto.