Salute e benessere
Parto con ventosa, quali sono i rischi per il bambino?
Utile nei casi in cui la mamma sia stremata o in presenza di sofferenza fetale, ecco cosa è il parto con ventosa e quali sono i rischi per il bebè
Il momento del parto può diventare estenuante per la mamma nella quale, a seguito di un lungo travaglio, le forze necessarie alle spinte finali possono venire meno. In questi casi o nel momento in cui si verifichi la possibilità di sofferenza fetale come alterazioni riguardanti il battito cardiaco o il livello di ossigeno, si può ricorrere al parto con ventosa.
Probabilmente non troppo conosciuto ma in realtà non così poco frequente dato che interessi il 5% delle nascite, il parto con ventosa è quello che prevede l’utilizzo di uno strumento specifico ideato nel 1947 da un medico francese ed originariamente in metallo, successivamente perfezionato giungendo alla versione odierna costituita da un materiale chiamato silastic, attualmente utilizzato presso le strutture ospedaliere.
Il parto con ventosa prevede l’applicazione di tale strumento sulla testa del feto e si rivela l’ideale anche quando quest’ultima non si presenti nella maniera dovuta. Grazie all’intervento di un compressore volto a creare il vuolo, è possibile fare aderire perfettamente il cappuccio della stessa ed agevolare oltre che velocizzare il parto.
Se utilizzata correttamente, alla tecnica della ventosa non solo correlati rischi per il bebè i quali potrebbero verificarsi, invece, qualora la ventosa non venga posizionata nella zona adatta o il medico eserciti torsioni a carico del collo o della testa del piccolo. In ogni caso è bene non venga impiegata per piu di 15 minuti.
Alla venuta al mondo il bambino potrebbe presentare un lieve gonfiore nella zona di applicazione della ventosa, che non deve preoccupare i genitori e che va via spontanenamente nel giro di poco tempo. Nella peggiore delle ipotesi possono verificarsi delle lesioni serie.