Cronaca
Le filastrocche per bambini di Bebeblog: Il paese dei bugiardi di Gianni Rodari
Tra le filastrocche più belle per bambini di Gianni Rodari, ecco a voi Il paese dei bugiardi.
Tra le filastrocche per bambini, ecco che Gianni Rodari ci regala una poesia piuttosto lunghetta, che però sicuramente i bambini ameranno. Certo, non pretendiamo che la imparino a memoria, ma potremmo leggerla insieme a loro per sorridere un po’ con le parole in rima del grande autore italiano che ci regala sempre tante emozioni.
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La poesia di Gianni Rodari si intitola “Il paese dei bugiardi” e ci porta alla scoperta di una città davvero particolare, dove gli abitanti hanno un codice tutto loro che non consente mai di dire la verità e di chiamare le cose come stanno: bizzarro come luogo, vero? Cliccate qui sotto e buona lettura e buon viaggio nel paese dei bugiardi!
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C’era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.
Quando spuntava il sole
c’era subito uno pronto
a dire: “Che bel tramonto!”
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
“Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente”.
Se ridevi ti compativano:
“Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?”
Se piangevi: “Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa”.
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c’erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.
Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l’aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall’oggi al domani
lo fecero pigliare
dall’acchiappacani
e chiudere al manicomio.
“È matto da legare:
dice sempre la verità”.
“Ma no, ma via, ma và…”
“Parola d’onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello…”
La strana malattia
fu descritta in trentatré puntate
sulla “Gazzetta della bugia”.
Infine per contentare
la curiosità
popolare
l’Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel “giardino zoo-illogico”
(anche quel nome avevano rovesciato…)
in una gabbia di cemento armato.
Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po’ alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l’epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.
” title=”Il paese dei bugiardi di Gianni Rodari”]