Salute e benessere
Mamme da legare: È davvero il caso di chiamare il pediatra o sto esagerando?
Quando è davvero il caso di chiamare il pediatra?
Sono di quelle madri che non vanno eccessivamente in ansia. Febbre? Aspetta i 38 e poi ne riparliamo. Non si abbassa? Aspetta un paio di giorni e poi vediamo. Penso che questo mio atteggiamento sia dovuto a due cose: innanzitutto, ho avuto mia figlia a 35 anni e, a quell’età, ci sono dei vantaggi in termini di resistenza agli allarmismi.
In secondo luogo, se mia figlia suda e poi si spoglia al parco con un bel vento gelido che soffia, almeno un raffreddore lo metto in conto. Ho sempre visto febbre, vomito e altre simpatiche manifestazioni come una semplice reazione del corpo, che cerca di rimettersi a posto da solo.
A volte, però, vado in ansia perché non vado in ansia: e se dovessi sottovalutare qualche sintomo? La soluzione però non è tanto complicata: tendo a osservare molto la bambina e a fare riferimento a me stessa. Se vomitassi per due giorni, un problema ci sarebbe per forza.
La mia pediatra è entusiasta di questo mio modo di fare, cosa facilmente comprensibile. Una volta, ero al pronto soccorso, vidi due genitori correre con un bimbo in braccio. Che angoscia… Dopo pochi minuti, vidi quella stessa coppia uscire con calma, col pargolo sempre in braccio: “Ma è possibile, non ti eri accorta che stava solo dormendo?”. Meglio così, ci si può fare una risata, sull’accaduto. D’altra parte, ho il mio compagno che si preoccupa molto più di me, e tiene a bada un mio eventuale lassismo eccessivo. Anzi, dovrei chiamare la dottoressa perché la bambina ha un brufoletto sul naso.
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