Cronaca
Mamme da legare: Ma chi lo ha detto che le mamme devono essere “multitasking”?
Quando sento le mie amiche, sono sempre intente a fare almeno due cose. A queste due cose, si sommano la telefonata, la videochiamata o la chat con me.
Ieri era la festa della donna. Un gran parlare di donne illustri, donne meno illustri, salari differenziati per i due sessi, commemorazioni di eventi storici. Leggevo e ascoltavo queste notizie mentre facevo lavatrici, lavavo bagni, intrattenevo mia figlia e pregavo che si addormentasse presto, perché avevo un lavoro da consegnare il prima possibile. E ieri è stata una buona giornata perché, essendo domenica, c’era il mio compagno che mi ha tenuto la bambina regalandomi un intero pomeriggio di sonno e pensando poi lui alla cena.
Ma oggi è di nuovo lunedì: vi scrivo per terra, mentre con una mano costruisco torri con i blocchetti di legno, che mia figlia si diverte a demolire. E così fanno tutte le madri che conosco: cucinano e controllano i figli, disegnano con loro e mandano mail, vanno a lavorare e chiamano la babysitter, si tirano il latte per il bambino in un angolino della sala mensa e finiscono di redigere una relazione.
Perché la mamma del III millennio è così, ci si aspetta che sia così: rapida, efficiente, multitasking. Ma quanto vogliamo campare? Poco, di sicuro. Ma, contemporaneamente, speriamo che, se proprio deve capitare, capiti presto: mettersi a letto è fuori discussione. Le mamme multitasking non possono ammalarsi. Un po’ di febbre diventa una tragedia. Anzi, dovremmo diventare oggetto di studio da parte della ricerca medica, perché noi abbiamo solo malattie “lampo”. Se ci viene la febbre la scacciamo in poche ore, debelliamo virus e batteri a tempo di record. O, almeno, li ignoriamo a tempo di record. Rifletteteci: quante volte si sono ammalati i vostri figli e, allo stesso tempo, i vostri compagni? Penso più di una volta. E quante volte vi siete ammalate voi, insieme ai vostri figli? Uhm, penso più raramente, se mai è capitato.
Non importa se e quanto il vostro compagno vi aiuti, né se lavorate in casa e/o fuori casa. Il fatto è che abbiamo troppe cose da fare e contemporaneamente, e poco tempo per farlo. Quindi, facciamo tutto insieme. E la cosa tragica, il nostro vero problema, è che facciamo tutto bene. Ci riusciamo, e nemmeno ce ne accorgiamo. E se non ce ne accorgiamo è perché quasi nessuno ce lo fa notare, e di conseguenza abbiamo iniziato a pensare che fosse una cosa normale, fare mille cose tutte assieme. No, non lo è. Se ci riusciamo è perché siamo eccezionali. Questa abilità non ci viene riconosciuta perché ci hanno fatto credere che non sia nulla di che: hai fatto un figlio, resti a casa, è normale che badi al bimbo e alla casa. Hai fatto un figlio, torni a lavorare, è normale che una volta a casa tu faccia in tre ore quello che non hai fatto in otto.
Io non volevo chissà che, per l’8 marzo. Mi sarebbe bastata una cosa: che, in tutti i discorsi fatti, qualcuno dicesse: “Bene. Ognuna di voi è fuori dal comune. Siamo nel 2015, ma per voi non è cambiato nulla. Anzi, è peggiorato. È peggiorato perché non esiste più l’aiuto dato dalle famiglie allargate, e perché molte di voi adesso hanno un lavoro fuori casa e nessuna agevolazione, e spesso il vostro stipendio se ne va solo per pagare l’asilo nido al bambino. Ci si aspetta tutto da voi, perché è dovuto. Ma non è così, non è dovuto: è un dono. Grazie, perché senza di voi non muoveremmo un passo. Dal primo gennaio al 31 dicembre”.
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