Cronaca
Mamme da legare: i nipoti sono l’elisir di lunga vita dei nonni
Se chiedete a mia madre di portare due ciocchi di legno dal giardino in casa, le verrà mal di schiena e si metterà a letto. Se le chiedete di sollevare i 15 chili e passa della nipote per farla giocare, non batterà ciglio.
Ho visto compassati signori tra i 70 e i 75 anni gettarsi per terra e farsi scalare dai nipotini. Ho visto donne con reumatismi sollevare bambini come piume. Ho visto padri severissimi che non permettevano ai figli di alzarsi da tavola finché il piatto non era pulito, dire della nipotina: “Lasciala stare, poverina. Non ha fame, non forzarla”. Ho visto stimati professionisti correre come cavalli e nitrire. Io ne ho visti nonni che voi umani non potreste immaginarvi.
Per prendere in giro mia madre, ogni tanto le dico che i nipoti vanno fatti da giovani. In realtà, pure se avessi partorito 10 anni fa, non sarebbe cambiato nulla. Un po’ perché mia madre ha sempre sofferto di mal di schiena, un po’ perché io mi sono sempre trascinata in una stanchezza cronica e in un sonno perenne. Il risultato è che mia madre anche oggi riesce a stare dietro alla bambina per ore, mentre io dopo un’ora sono distrutta. Ma non solo fisicamente, è il mio cervello che implora riposo. La pazienza della nonna è ogni volta un’umiliazione, per me. Sarà che essere nonni è più facile, penso: solo onori senza oneri. Come avere un cagnolino che un altro porta dal veterinario, a fare i bisogni, che gli prepara la pappa e lo spazzola. Tu devi solo sederti sul divano e coccolarlo.
Sta di fatto che di sera io e il padre siamo due stracci, mentre i nonni, per quanto stanchi, scodinzolano felici saltellando per stare con la nipote. Noi speriamo solo che si addormenti, loro contano i minuti che mancano al risveglio. Già così ci battono di diverse lunghezze, figuriamoci se la nipotina gliel’avessimo fatta prima. Quando sanno che il momento di vederla si avvicina diventano euforici in maniera irritante. Quando ripartiamo, assistiamo al repentino invecchiamento con annesse telefonate con tono lamentoso: “Ah, siete arrivati. Com’è andato il viaggio? Lei come sta? Ma ha chiesto di noi? Sente la nostra mancanza? Adesso si dimenticherà. Che depressione. Che tristezza. Che casa vuota. Riportatecela. Voi potete anche andarvene, dopo averla accompagnata”. Grazie, eh.
Naturalmente, per l’essere umano, l’unico modo per assicurarsi l’immortalità è scrivere la Divina Commedia o fare un figlio. Che farà un figlio, che a sua volta farà un figlio, eccetera. Nel momento in cui ho dato la notizia di essere incinta, ho capito di aver pagato ogni debito coi miei genitori: i sacrifici e i soldi spesi per farmi studiare, il tempo perso per accompagnarmi alle feste, le nottate in bianco quando ero piccola, le preoccupazioni date durante l’adolescenza (niente di che, in realtà. Quest’ultimo debito era contenuto. Anzi, per la precisione penso anche di non aver fatto passare chissà quante nottate in bianco ai miei, da piccola. Io, il letto e il sonno siamo sempre stati grandi amici).
Abbiamo regalato ai nostri genitori una seconda, lunga giovinezza. E mica lesiniamo sulle occasioni per farla tirare fuori, tutta questa gioventù! A parte normali problemi logistici dati dalla distanza, quando scendiamo li facciamo abbondantemente sfogare, questi giovani attempati. Un rapido passaggio di consegne, che consiste nel dire “Tieni, questa è la sua valigia”, e molliamo l’elisir di lunga vita ai nonni. Perché i nipoti allungano la vita dei nonni, ma i nonni allungano quella dei genitori.
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