Cronaca
Mamme da legare: la routine, con le feste un dolce ricordo
C’era una volta la mia routine.
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A volte era noiosa, ma nemmeno tanto: sveglia alle 8, 8:30 (e già questo, con una bambina piccola, è un miracolo), colazione, abluzioni rapidissime, abluzioni della bimba meno rapide, gioco, pranzo a mezzogiorno tradendo le mie origini meridionali, riposino, merenda, gioco, cena, nanna per la piccola e lavoro al pc per me. La routine poteva avere piccole variazioni: la passeggiata al parco, una torta da impastare in compagnia, una spolverata rapida al salotto. Adesso…
Sveglia quando capita. Colazione e abluzioni con chi capita. Pranzo a orario da definire, gioco sfrenato con zii e nonni, riposino ritardato il più possibile per non perdersi nemmeno un minuto, merende con frittate, ore di contemplazione dei gatti, cena se e come le va, nanna a mezzanotte passata. Le vacanze mi uccidono.
Non mi uccidono mentre sono in corso, perché è una lotta per chi tiene e intrattiene mia figlia, ma mi distruggono dopo. Nel momento in cui entriamo in auto, coi bagagli che sembrano quelli di un trasloco, la bambina inizia a capire che qualcosa sta cambiando di nuovo, e sembra perdere per un attimo la furia da esploratrice che l’ha tenuta su per due settimane. Una brava bimba nel suo sediolino. Per i primi 50 chilometri. Così come la strada avanza, avanza anche la consapevolezza che la pacchia è finita, e io mi do arie da signorina Rottermeier sperando di riportare un po’ di disciplina.
Cerco di organizzare il ritorno in modo graduale, evitando variazioni eclatanti: pasti ancora spostati in avanti, un po’ di pazienza in più se la nanna tarda ad arrivare. Cerco di coinvolgere la piccola quando è il momento di disfare i bagagli, lasciando che rimetta le sue cose a posto. Generalmente, questo vuol dire tirare fuori anche le cose rimaste nell’armadio e i giocattoli rimasti nei cesti, spargendo tutto sul pavimento e inciampandoci di continuo. La cosa più difficile è cercare di darle le stesse attenzioni che ha ricevuto fino a quel momento: un po’ complicato, visto che a casa siamo in due e dai nonni aveva uno stuolo di compagni di giochi, pronti a piegarsi a ogni suo volere.
Per fortuna, i bambini si adattano facilmente: più facilmente al divertimento continuo e un po’ meno ai ritmi casalinghi, ma comunque si adattano. Dopo circa tre giorni dal nostro ritorno a casa, comunque, dopo aver negoziato su ogni singolo piatto di pasta, meno saporito che a casa delle nonne, comincio a dire di aver bisogno di una vacanza. I ritorni prosciugano ogni mia forza residua, ogni briciolo di vitalità che la digestione di fritture e struffoli ha risparmiato. Non vedo l’ora che arrivi Pasqua.
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