Crescita
La fase del no nei bambini, quanto dura e come si risolve
I bambini piccoli attraversano la cosiddetta fase dei no. Vediamo quando si situa e quanto dura
Intorno ai 2-3 anni tutti i bambini attraversano la cosiddetta fase dei “no”. Le mamme e i papà conoscono bene questa tappa di crescita del loro pargolo, che all’improvviso, da dolce e assertivo qual era, comincia a puntare i piedini e manifestare in modo più o meno aggressivo la propria opposizione a quanto chiesto o proposto dai genitori. “Vuoi la palla”? “No!”. “Andiamo a nanna”? “No”! “La mangi la pastina”? “No!”. E’ tutto un fiorire di no, sulla sua boccuccia corrucciata. Si tratta, però, di una fase non solo del tutto naturale nello sviluppo psico-cognitivo del bambino, ma anche necessaria.
Infatti la ragione per cui intorno ai 3 anni il bambino manifesta un atteggiamento fieramente oppositivo risiede nel fatto che proprio in questo momento della sua crescita inizia ad avere percezione di se stesso come entità separata da quella dei genitori, e sente il bisogno di esprimere in qualche modo la propria personalità come distinta e, però, sempre centrale all’interno dell’alveo familiare.
Ricordiamo infatti che dalla nascita fino ai 6-7 anni ogni bambino vive una fase detta egocentrica, in cui, per costruire il proprio sé interiore, deve sentirsi al centro dell’attenzione di mamma e papà, quindi ha bisogno di essere ascoltato, compreso e soprattutto “riconosciuto” come individuo.
Ecco perché i suoi “no” vogliono dire: “Io ci sono, io esisto, io decido“. Una sorta di piccola ribellione che va assecondata con intelligenza. Infatti in questa fase vostro figlio ha solo bisogno di diventare un po’ più autonomo e di prendere delle decisioni da solo. Pertanto il genitore deve guidarlo a sperimentare il mondo a “suo modo”, sempre, però, guidandolo con occhio attento a stretto giro di boa.
Il bambino vuole salire le scale da solo? Fategli provare stando sempre nei suoi pressi per ogni evenienza. Il vostro pargolo rifiuta un certo cibo? Provate a proporgli delle alternative tra cui scegliere. Il piccolo si rifiuta di ubbidire ad una regola condivisa? Rispondetegli che capite le sue ragioni ma che per il suo bene dovrà comunque fare quello che dite voi.
Insomma, siate flessibili e mantenete sempre un atteggiamento calmo e positivo, cercando di venire incontro alle nuove esigenze del vostro piccino che cerca di esprimere la propria identità, ma sempre facendogli capire che avete voi “l’ultima parola”.
I capricci, infatti, non vanno assecondati, ma quello che si deve fare è mettersi nei panni del bambino e capirlo, riconoscere le sue necessità i suoi bisogni. Se il piccolo sente che voi lo ascoltate e lo capite, allora sarà meno incline a fare scenate e capricci. La fase di no si stempera con la crescita, infatti si tratta di un periodo limitato nel tempo che già con l’ingresso alle elementari è abbondantemente superato.
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Foto| via Pinterest