Crescita
La psicologia del figlio unico e i miti da sfatare
Viziati, mammoni e insicuri, così venivano rappresentati i figli unici quando essere figlio unico era un’eccezione. Ma la psicologia infantile ci dice che le caratteristiche dei bimbi senza fratelli e sorelle è un bel po’ diversa…
Essere figlio unico un tempo era visto come un limite, o per lo meno come una “stranezza”. Quando le famiglie erano numerose, vedere un bambino crescere da solo, in una casa in cui le uniche persone con cui relazionarsi erano adulti, in primis i genitori, era raro.
I bambini senza fratelli e sorelle, che non avevano la possibilità di instaurare relazioni “in orizzontale” nella prima infanzia (ovvero con persone della stessa età o poco più grandi e poco più piccole), una volta a scuola si trovavano in difficoltà rispetto agli altri, perché mancava loro la familiarità con gli altri bambini e questo diventava un handicap.
Inoltre un figlio unico finiva per far convergere sulla sua piccola persona tutte le ambizioni e aspettative dei loro genitori, oppure per essere iperprotetto e coccolato, con il reale rischio di crescere da un lato viziato (del resto non dover dividere con fratellini o sorelline spazi e giochi era una pacchia), dall’altro immaturo e poco autonomo.
Insomma, il “mito” costruito introno alla figura del figlio unico non era certo moto positivo. Preso in giro dai coetanei (ma anche, in fondo, invidiato per la fortuna di avere i genitori tutti per sé), tenuto in una campana di vetro dalle mamme troppo protettive, con poche opportunità di giocare con alti bambini e conseguente senso di solitudine, il figlio unico poteva diventare davvero un “animale raro”.
Ma davvero le cose stavano, e stanno, così? La psicologia infantile ci dice che non esistono modelli di figlio unico perché ogni bambino è diverso, manifesta un carattere e una capacità di adattamento diversi, pertanto i figli unici possono essere tutto quello che abbiamo detto, e anche l’esatto contrario.
Se, infatti, il bimbo senza fratelli e sorelle viene educato con intelligenza dai genitori senza essere troppo coccolato e protetto, diventa spesso molto più maturo dei coetanei, proprio perché abituato a relazionasti con gli adulti, e se ha la possibilità di giocare con altri bambini (anche, naturalmente, cuginetti e parentado o vicini di casa), riesce molto bene anche a gestire i rapporti con i coetanei.
In realtà, se ci pensiamo, in quante case vediamo bambini capricciosi e viziati, veri e propri tiranni, che non sono affatto figi unici ma i cui genitori gliele danno tutte vinte per quieto vivere? E quante famiglie crescono figli unici educati, perfettamente socievoli e autonomi?
La vera necessità di questi bimbi è quella di avere contatti frequenti con gli altri bambini, se viene data loro questa possibilità, e quindi non rimangono troppo da soli o non si relazionano solo con persone più grandi di loro, cresceranno equilibrati e felici, e non certo “strani”, o viziati o paurosi.
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Foto| via Pinterest