Cronaca
Psicosi ebola: bimba costretta a non tornare all’asilo dopo un viaggio in Uganda
La psicosi collettiva per il rischio ebola arriva nelle scuole italiane: una bimba rientrata da un viaggio in Uganda è stata costretta dai genitori dei compagni d’asilo a restare a casa per paura di un possibile contagio
Chanel ha solo 3 anni, ma ha già sperimentato sulla sua pelle cosa significhi sentirsi un potenziale “untore”. E’ quanto accade quando la paura di una malattia contagiosa e mortale, come l’ebola, diventa psicosi, e spinge a comportamenti del tutto irrazionali genitori troppo apprensivi.
La nostra Chanel, di rientro da un viaggio in Uganda con la famiglia, evidentemente aveva già in sé, solo per aver varcato i confini ed essere stata in una terra “infetta”, il marchio terribile della malattia, anche se la bimba stava (e sta) benissimo e del virus dell’ebola non reca traccia.
Ma le rassicurazioni del papà carabiniere, la verità inoppugnabile degli esami clinici tutti negativi, nulla possono contro il terrore irrazionale, primitivo, diremmo viscerale, che suscita in noi l’idea del possibile contagio da parte di un morbo letale.
La scuola materna statale “Porto romano” di Fiumicino, ovvero l’asilo frequentato da Chanel, è rimasto chiuso per la bimba, costretta, senza nessuna ragione medica, a restare in casa per oltre una settimana, prima che la Preside dell’istituto intervenisse e mediasse con le altre mamme. L’idea dei genitori dei compagni di Chanel, infatti, era quella di lasciare la bambina in quarantena per 21 giorni, ovvero i tempi di incubazione del virus.
Abbiamo passato giorni di angoscia. Eppure non c’era alcun motivo reale per poter solo immaginare qualche rischio, l’unica spiegazione è che venivamo dall’Africa. Ma l’Uganda non è un paese contagiato e comunque ho fatto fare alle mie figlie tutte le analisi necessarie a stabilire la loro totale buona salute. Non solo, ma mia figlia non ha avuto alcun sintomo particolare, né una febbre né un raffreddore. Ciò che è accaduto è pura follia…
Ha raccontato sconsolato il papà della bimba, Massimiliano, al giornale on-line In terris. L’uomo lavora spesso nei Paesi africani, e non avrebbe mai esposto le sue figlie (Chanel ha una sorella maggiore), a possibili rischi di contrarre l’ebola.
Eppure… tanto può la psicosi umana, più virulenta e crudele di qualunque germe patogeno. Tuttavia, i dirigenti scolastici minimizzano l’accaduto, sostenendo che in realtà solo poche mamme abbiano fatto ostracismo al rientro della piccola all’asilo, come spiega la Direttrice Lorella Iannelli:
La bambina è tornata in Italia il 14 ottobre. Abbiamo chiamato il papà che ha portato un certificato medico, abbiamo anche chiamato il medico che in Uganda aveva visitato la bambina e ci siamo informati in aeroporto se l‘Uganda fosse un paese a rischio, scoprendo che non lo è. Il comportamento di alcuni genitori avrà offeso la mamma della bimba che in un primo momento aveva chiesto il nulla osta per un trasferimento e che la figlia cambiasse sezione. Ipotesi poi rientrata. La bambina è rimasta a casa qualche giorno dal ritorno in Italia: probabilmente per cortesia da parte della famiglia o perché era stanca del viaggio. Comunque lunedì scorso è rientrata a scuola senza nessun problema da parte dei genitori dei suoi compagni di classe. Non ho avuto nessuna segnalazione da parte delle maestre, ciò mi induce a pensare che non ci siano state assenze ingiustificate
Caso chiuso e tutti soddisfatti. Fino al prossimo “untore”.
Foto| via Pinterest
Fonte| Repubblica.it