Salute e benessere
Baby Blues, cos’è e quanto dura
Meno grave rispetto alla depressione post partum, il Baby Blues colpisce un’alta percentuale di neomamme: ecco quanto dura
Appena tornate a casa con il bebè le neomamme si rendono effettivamente conto di come la propria vita sia cambiata e probabilmente non sarà più la stessa. E’ in questo momento che le ansie, le paure, il senso di svuotamento prendono il sopravvento lasciando spazio al Baby Blues. Ma che cosa si nasconde dietro queste due parole? Spesso si fa confusione a riguardo, ma Baby Blues e depressione post-partum non sono affatto la stessa cosa.
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Se la seconda ha radici più profonde e nelle sue manifestazioni più gravi rende necessario l’aiuto di un professionista, il Baby Blues, termine coniato da Donald Winnicott per identificare la malinconia della quale le neomamme possano soffrire i primissimi giorni di vita del neonato, è decisamente meno grave, nonostante sia particolarmente diffuso: l’85% delle donne si trova ad affrontarlo.
Sintomi comuni del Baby Blues sono la facilità a lasciarsi andare a crisi di pianto, una tristezza immotivata, paura ed ansia ma anche nervosismo ed irritabilità: in poche parole una sorta di instabilità emotiva.
Fortunatamente il Baby Blues non ha lunga durata e, dopo essere comparso a pochi giorni dalla nascita, solitamente regredisce autonomamente entro un paio di settimane, specie potendo contare sull’appoggio dei propri cari. Smaltito lo stress legato al travaglio ed al parto nonchè ai cambiamenti ormonali ed a quelli dovuti ai nuovi ritmi di vita dettati dalle esigenze del nuovo arrivato, la mamma raggiunge un nuovo equilibrio che le permette di riprendere in mano la propria vita e riacquistare uno stato di tranquillità tale da potersi rasserenare e godere dei momenti unici con il proprio figlio.
Certo è che, nel caso in cui il Baby Blues fatichi a regredire, sarà opportuno contattare uno specialista: il rischio, infatti, è quello di compromettere il rapporto con il proprio bambino.