Crescita
L’ecografia alle anche ai neonati, a quanti mesi è indicata?
In caso di sospetta displasia dell’anca del neonato si può effettuare un esame ecografico, ma a quanti mesi è consigliato farlo?
Non tutti i neonati necessitano di essere sottoposti ad un’ecografia alle anche, ma solo quelli che sono a rischio, o manifestano sintomi, di displasia dell’anca.
Per capire di che problema si tratta, dobbiamo prima ricordarci come è fatta l’articolazione del bacino. Lateralmente, sul fianco, l’osso del bacino presenta una cavità nella quale si inserisce perfettamente la testa del femore, l’osso della gamba.
Quando, però, non vi sia simmetria tra le due strutture, allora il femore non si “incastra” correttamente nella cavità dell’anca e si genera la displasia, che può essere lieve oppure più marcata fino a portare ad una totale separazione tra le ossa (lussazione). Con la crescita la displasia, che colpisce molto più le femminucce dei maschietti, può determinare malformazioni e o favorire l’artrosi dell’anca precoce (coxartrosi), con sintomi dolorosi e riduzione della funzionalità articolare.
Il neonato può presentare questa anomalie, che se diagnosticata subito si può facilmente correggere evitando tutte le conseguenze che abbiamo visto. Pertanto, durante la prima visita obbligatoria al bebè, che si effettua entro i suoi primi 45 giorni di vita, il pediatra pratica la cosiddetta manovra di Ortolani-Barlow, che serve proprio per individuare una eventuale displasia anche se lieve.
Tuttavia, questa sola manovra non basta per la diagnosi, pertanto quando il pediatra abbia il sospetto che il suo piccolo paziente possa sviluppare una displasia, oltre a tenerlo sotto controllo, prescrive, intorno al terzo mese di vita, un’ecografia dell’anca che toglie ogni dubbio.
A seconda della gravità del problema, il neonato andrà sottoposto a trattamenti diversi, che nei casi lievi si limitano ad un intervento posturale (si cerca di fare rimanere il bambino con le gambine divaricate in modo che la testa del femore non prema contro la parte dell’articolazione nona ancora matura).
In questi casi, poi, il difetto articolare si risolve da solo con la crescita. Nei casi più seri, invece, si può intervenire facendo indossare al bebè un comodo tutore che gli mantenga le gambine divaricate. Solo in casi estremi si ricorre all’intervento chirurgico.
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Foto| via Pinterest