Cronaca
Mamme da legare: Il primo sentimento di una madre per il figlio, se l’istinto prevale sull’amore
Ascoltando molte donne parlare del primo istante in cui hanno visto il figlio, ho sentito spesso la frase “ho provato un amore immenso”, o “l’ho amato dal primo momento”. Uhm.
La prima cosa che ho pensato, guardando mia figlia, è stata “ok, sta bene”. Poi l’ho lasciata alle ostetriche, che sapevo l’avrebbero portata subito al papà. E in quell’istante mi sono sentita leggera, in una specie di stato di grazia. Forse c’entrava qualcosa il magnifico mix nella flebo, non lo so… Ma sta di fatto che, se fossi morta in quel momento, non me ne sarebbe importato granché. Avevo fatto ciò che dovevo, era andato tutto bene, adesso dovevo pensare a farmi ricucire, e persone in condizioni migliori delle mie avrebbero pensato a mia figlia.
Una volta rientrata in camera, e per i mesi successivi, non posso dire di essere scoppiata in lacrime commossa alla vista della tartarughina: ho tirato fuori il seno e via. Me la sono fatta mettere vicina perché sapevo che così sarebbe stata calma. Mentre nonni e papà si scioglievano, io sembravo un automa: piange, tetta. Non ha fame, quindi pannolino. No, nemmeno questo: allora vuole dormire.
Sia ben chiaro, se qualcuno si fosse avvicinato con cattive intenzioni l’avrei aggredito con l’asta della flebo o a mani nude, una volta tornata a casa. Ma tutto quel trasporto non lo sentivo: la guardavo dormire, ma non rapita come in un quadro della Natività. La guardavo per assicurarmi che respirasse. Per una settimana ho dormito con luce accesa e occhiali.
Quando qualcuno mi chiedeva: “non è l’amore più grande che tu abbia mai provato?”, balbettavo. No, è la cura più grande che abbia mai profuso. E poi, dopo qualche vago senso di colpa, ho capito: sono un mammifero? Accidenti, è ovvio! Il parto e il primo periodo di vita del bambino semplicemente ci riportano a una condizione “animale”, di puro e semplice istinto. Io dovevo assicurarmi che la specie continuasse, e se (per me) questo voleva dire controllare per ore che mia figlia respirasse anziché sospirare ricamando su una sedia a dondolo, guardando con occhi lucidi la culla… andava bene lo stesso!
L’amore viene, col passare dei mesi, coi progressi fatti dal bambino, con la vita quotidiana. Per amore intendo ovviamente il trasporto, il voler stringere e baciare di continuo la bambina. All’inizio c’è un animale, fate voi: una tigre, un’orsa, una mucca. Questo animale agisce senza pensare, perché così è dalla notte dei tempi. Poi il momento critico passa, il cucciolo cresce un po’ e l’animale si umanizza un passo alla volta. Finché, quando diventerà nonna, non dirà alla figlia o alla nuora: “Non è l’amore più grande che tu abbia mai provato?”. E la figlia o la nuora balbetteranno.
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