Cronaca
Preadolescenza e scuola: dalle elementari alle medie il delicato passaggio
Il periodo della preadolescenza coincide con la fase di passaggio tra la scuola primaria, le medie e il primo anno di scuola superiore. Vediamo come cambia il rapporto dei ragazzini con lo studio
La fase delicata della preadolescenza in Italia coincide, grossomodo, con gli anni della scuola media, anche se può includere l’ultimo anno della primaria e i primi delle superiori.
In linea generale le bimbe, che iniziano il loro sviluppo puberale prima dei coetanei maschi, si ritrovano nella preadolescenza già prima dell’ingresso nella prima media, mentre i bambini possono veder ritardato questo momento fino al primo anno di scuola superiore.
In ogni caso, anno prima, anno dopo, il passaggio arriva per tutti e, naturalmente, non arriva senza conseguenze. Che cosa comporta, dal punto di vista del rendimento scolastico, questa tappa così cruciale?
Ragazzi e ragazze affrontano la pubertà, che comporta modifiche psico-fisiche straordinarie sulla spinta degli ormoni sessuali, e si ritrovano a vivere sensazioni mai provate prima, il loro carattere muta, la personalità di definisce, i sentimenti si radicalizzano, si inizia a percepire sfumature impossibili da comprendere nell’infanzia, quando tutto ci appare “bianco” o “nero”.
Queste trasformazioni “aprono” la mente, rendendo il cervello del preadolescente – negli anni dorati tra gli 11 e i 14 anni – più ricettivo e creativo. In questi anni, inoltre, nascono le prime inclinazioni naturali e i ragazzi scoprono anche le materie di studio che li appassionando di più e che, spesso, determineranno le loro scelte di vita future.
E’ però, la preadolescenza, anche un momento in cui il rapporto con la scuola, soprattutto con l’impegno serio e continuato e con l’autorità rappresentata dai professori, diventa problematico. Molti ragazzi hanno in questa fase un calo nel rendimento scolastico, si perdono tra altri mille interessi e diventano dispersivi, mal sopportando di dover studiare materie che ritengono del tutto inutili (ma della cui utilità si accorgeranno da adulti).
La fase della ribellione, naturalmente, si declina anche in ambito scolastico. Talvolta, invece, diventano apatici e si isolano, saltano la scuola quando possono e sembrano non volersi interessare a nulla. Inoltre la competizione in classe aumenta, e i ragazzi con bassa autostima possono rimanere indietro perché si sentono inadeguati, persino “stupidi”, rispetto alle nuove sfide scolastiche.
Del resto, c’è anche da dire che la differenza nei tempi dello sviluppo può avere un peso, perché un bimbo immaturo fisicamente lo sarà anche dal punto di vista intellettivo, rispetto ad un coetaneo già in piena pubertà. come aiutare i propri figli in questa delicata fase?
Il consiglio che si può dare ai genitori è quello di indirizzarli senza forzature, rispettando gli interessi del ragazzo senza costringerli a scegliere un corso di studi che a loro non interessa, ma anche guidandoli e trovare dentro di sé le proprie inclinazioni naturali e a valorizzarle.
Un ragazzo preadolescente talvolta vuole “strafare”, senza rendersi ben conto delle proprie capacità reali, e pertanto i genitori devono aiutarlo a focalizzarsi su pochi ma buoni obiettivi. Inoltre, non bisogna “fissarsi” sui voti. Anche il ragazzo più intelligente può, in questa fase, avare dei cali, accettate questo fatto come del tutto naturale, senza farne un dramma!
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