Cronaca
Mamme da legare: Il caldo, la stanchezza di una mamma e la vivacità di una bambina
Sono andata per la prima volta da una nuova ginecologa.
La prima cosa che mi ha detto, in pratica, è stata: “Le prescrivo del ferro”. Mio Dio, è così evidente? I cerchi giallo- ocra con una sfumatura grigia attorno ai miei occhi sono così lampanti? I tre caffè che ho preso non hanno reso nemmeno un po’ i miei riflessi più pronti?
La faccenda è questa: ho una bambina divertente e vivace. Non ho parenti che ogni tanto mi possano aiutare a meno di 600 km e, non avendo necessità, non l’ho portata all’asilo nido (pieno come un uovo di bimbi con madri che stanno tutto il giorno fuori casa e che, quindi, dal mio punto di vista hanno la precedenza). Il mio compagno torna la sera a casa, e la gran parte del tempo io e la bambina la trascorriamo insieme. Io, lei e la mia stanchezza cronica. Nulla di nuovo o fuori dal comune: la maggior parte di noi se la sbriga da sola.
Adesso è, più o meno, arrivato il caldo. Non che io ne soffra: ho vissuto in un paese dell’Africa del nord e ricordo che, in pieno agosto, uscivo nelle prime ore del pomeriggio e i portieri, dagli androni freschi dei palazzi, mi dicevano: “Signorina, ma dove va con questo caldo?”. Il vero problema dell’avere 34 gradi, adesso, è che non posso portare la bambina a spasso. In casa, senza scampo, lei vuole giocare/ correre/ saltare per tutto il tempo. Io non ho più l’età (ammesso che l’abbia mai avuta), e cerco di inventarmi tutti i giochi sedentari possibili.
Per fortuna, mia figlia è nella fase in cui indica ogni cosa chiedendone il nome. Le do dei libri illustrati che ho imparato a memoria e, quando sento il rumore del ditino sulla pagina, chiudo gli occhi in un tentativo di riposo e, con l’ultimo filo di voce, parto: “Leone, roar, tacchino, gluglu, mucca, muuuu, fienile, fieno, oca, quaqua…”.
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