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Cronaca

Mamme da legare: La scelta del nome del bambino, tra discussioni e persuasioni

La scelta del nome del bimbo in arrivo è una faccenda seria.

Quando ancora io e il mio compagno non avevamo la minima intenzione di fare un figlio, già avevamo accese discussioni su come sarebbe stato registrato all’anagrafe. “Cosa c’è in un nome?”: Giulietta sottovalutava il problema.

Il fatto è che ogni madre e padre immaginano per il proprio figlio un nome che risponda a personalissimi criteri di eufonia e che abbia un significato particolare, che evochi una vita felice e fortunata. “Ti piace A?”, “Stai scherzando, conosco una A antipaticissima che era cugina di terzo grado della figlia del salumiere sotto casa quando ero piccola. B, piuttosto?”, “Non se ne parla: una B che conobbi al mare quando avevo 12 anni mi graffiò la bici nuova”. E via dicendo.

Diciamocelo: cerchiamo tutti l’originalità o ci affezioniamo al nome del santo di turno o del figlio delle pseudo VIP. Un tempo era più semplice: si dava il nome dei nonni, seguendo rigide regole perlopiù patriarcali: “Non la chiamerò mai come tua madre, perdi ogni speranza!”. La situazione, negli anni ’10 del 2000, è ben più complicata: ci sono persone che, dopo notti insonni, trovano un accordo e non rivelano il nome nemmeno sotto tortura: per conoscerlo, bisognerà attendere la nascita del bimbo.

Altre, come noi, pubblicizzano senza ritegno il nome scelto: devo ammettere che è stata una mia idea, fatta per convincere il mio compagno della bontà della scelta fatta. Dicevo il nome solo per sentirmi dire (gongolante): “bello! Semplice, ma di quelli che non si sentono più!”. Quando poi mia suocera disse che quello stesso nome lo aveva una sua vecchia cugina bella, gentile ed elegante, seppi che la breccia nel cuore del mio compagno era aperta. La mamma è sempre la mamma, e va ascoltata.

Il prezzo che eventualmente pagherò sarà quello di lasciare a lui carta bianca in caso di secondo figlio: fosse anche il nome di quel ragazzetto che starnutì sulla mia torta dei 5 anni, dovrò accettarlo. Ma chissà, magari sarà un modo per riconciliarmi col passato. Anche se, pensando alla mia infanzia, mi vengono in mente varie Sue Ellen e simili. Anni bui per certi versi, gli ’80.

Foto | Flickr

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