Gravidanza
Colestasi intraepatica della gravidanza: il disturbo è temporaneo?
La colestasi intraepatica della gravidanza è un disturbo legato ad una cattiva funzionalità del fegato reversibile, che si manifesta con forte prurito. Vediamo cosa comporta questa condizione
La colestasi intraepatica della gravidanza, anche detta colestasi gravidica o ittero idiopatico della gravidanza, è un disturbo dell’attività epatica e biliare che insorge solo ed esclusivamente durante la gestazione, in genere nel terzo trimestre.
Si tratta di una complicanza piuttosto rara, che interessa circa l’1-2% del totale delle gravidanza, non pericolosa per la madre (e, anzi, il disturbo regredisce spontaneamente subito dopo il parto), ma che se trascurata può mettere a rischio la salute del feto.
Il sintomo principale della colestasi gravidica è un forte prurito che insorge soprattutto di notte, e che inizialmente interessa solo le mani e i piedi, per estendersi, successivamente, a tutto il corpo. Questo disturbo improvviso deve essere seriamente preso in considerazione dalla futura mamma, che ne informerà il suo ginecologo per procedere agli esami della funzionalità epatica (valori di bilirubina, fosfatasi alcalina e Gamma Gt), i quali sono necessari per scoprire se la causa del prurito sia proprio una colestasi intraepatica della gravidanza.
Come anticipato, questa condizione insorge solo nelle donne incinte ed è causata da un ristagno di sali biliari nel fegato, probabilmente per influsso degli ormoni estrogeni e del progestsrone. Ci sono donne predisposte a questo tipo di probema, ma la buona notizia è che, una volta scoperto, si può tenere sotto controllo fino al parto.
Infatti l’eccesso di acidi biliari che si riversa nel sangue può inibire la produzione, da parte del feto, del sulfattante polmonare, sostanza necessaria per promuovere lo sviluppo dei polmoni e la capacità respiratoria. Se trascurata, quindi, la colestasi gravidica può portare a sofferenza fetale e gravi deficit respiratori nel bambino, problemi che possono venire aggravati dalla necessità di accelerare i tempi del parto procedendo ad un cesareo pretermine (entro la 37ma settimana).
Se, però, la colestasi vien scoperta subito, allora si può tenere sotto controllo l’accumulo di sali biliari somministrando alla donna l’acido ursodesossicolico, che allevia il prurito e riduce i rischi per il feto senza, peraltro, effetti collaterali per la madre. Inoltre, può essere utile che la futura mamma assuma una integrazione di vitamina K (necessaria per la coagulazione del sangue), perché la colestasi intraepatica potrebbe provocarne una carenza.
Con questi accorgimenti si può legittimamente stare tranquilli e prevedere che la gravidanza e il parto si svolgeranno nel migliore dei modi. C’è da considerare che, una volta nato il bambino, sebbene la colestasi gravidica si risolva subito e i paramatri epatici tornino nella norma (con totale regressione dei sintomi, quindi del prurito), in caso di una seconda gravidanza il problema potrebbe ripresentarsi, quindi è bene che la donna e il suo ginecologo ne tengano conto.
Dopo la gravidanza, inoltre, le donne che abbiano sofferto di colestasi gravidica, non dovrebbero assumere la pillola contraccettiva a base di estrogeni e progestinici perché ciò potrebbe favorire il problema e farlo insorgere più facilmente in caso di una seconda gravidanza.
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