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Cronaca

Mamme da legare: Il box, un’oasi di serenità (per la mamma)

Avendo conosciuto i figli delle mie amiche, durante la gravidanza mi era chiara soprattutto una cosa: avrei comprato un box.

Il box può essere visto in vari modi, a seconda di quanto credito si dia alla retorica tipicamente italiana sulla maternità: può essere un’isola sicura per il bambino, dove giocare lontano dai pericoli, o può essere un’isola dove mettere temporaneamente il bambino quando la mamma inizia a pensare “adesso mi butto giù. Metto il bimbo nel box, così è al sicuro, e mi butto giù. Tanto, tra un paio d’ore torna il papà”.

Il box dà la possibilità di non andare nel panico quando il postino, al citofono, dice: “c’è da firmare!”. Fornisce l’occasione non per leggere un libro, o farsi una ceretta, ma per bere un bicchiere d’acqua prima della disidratazione, mangiare quel che capita prima della morte per inedia, fare pipì prima di esplodere.

Naturalmente è impossibile, almeno se si ha una figlia simile alla mia, pensare di tenerci il bimbo più dello stretto necessario: il recluso escogiterebbe la fuga, e gli riuscirebbe. Il mio è un box con apertura laterale, grazie a una cerniera: lo metto a chiusura di una zona “recintata” da divani, libero la belva in quella che chiamiamo “l’arena”, una zona più o meno sicura (quale posto è realmente sicuro?) e preparo in fretta e furia il pranzo, lasciando un occhio sui fornelli e uno sul recinto, per assicurarmi che non vengano lanciate corde fatte con le federe dei divani oltre lo steccato, e frustrando i tentativi di fuga sul nascere.

La peculiarità dei box moderni, comunque, è che sono giganteschi: per un annetto o due, avrete questa scatola enorme senza coperchio in casa. Una stanza nella stanza, dove poter inciampare e sbattere, destinataria di occhiate e pensieri malevoli: “al posto tuo potevo metterci una parete attrezzata, una scrivania, la lavatrice e un armadio”. Ma alla fine il box si guarda con riconoscenza. Ricordo una puntata dei Robinson in cui Cliff metteva i nipotini nel box, ma capovolgendolo, per assicurarsi un efficace contenimento dell’esuberante infanzia. Non penso sia del tutto legale, ma una soluzione simile andrebbe studiata rendendola moralmente accettabile. Viva il box, arma di difesa della psiche materna.

Foto | Flickr

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