Cronaca
Come affrontare il secondo parto?
Il secondo parto può sembrare più semplice, perché da un lato ci siamo già passate una volta e dall’altro perché tutti ci dicono che sarà una passeggiata, sarà un travaglio più corto. Quello che ho imparato io è che, come per ogni gravidanza e ogni bambino, anche ogni parto ha una storia a sè. Non si possono fare paragoni.
Affrontare il secondo parto può sembrare una passeggiata o almeno così ci viene presentato da tutti. Ci dicono che durerà sicuramente di meno, che sicuramente sarà meno difficile e meno complicato, che sarà più semplice, perché ci siamo già passate una volta. Ed effettivamente alcuni meccanismi ci sono ormai noti, anche se abbiamo dimenticato molte cose come il dolore del travaglio (o almeno, io lo avevo dimenticato!). Ma ricordiamoci che ogni parto è sempre una storia a sé.
Il 19 maggio scorso alle 6.21 del mattino è nata Sara, la mia secondogenita: la sera prima ero tranquillamente al mare che facevo l’aperitivo con le amiche, prima di gustarmi una piadina tra una contrazione e l’altra, e la mattina dopo ero mamma per la seconda volta.
Nonostante ci fossi già passata tre anni e mezzo fa, anche questa volta sono state tante le emozioni che mi hanno sorpresa. E pensare che proprio mentre ero con le mie amiche e sentivo strani dolori al basso ventre, dicevo con fierezza di riconoscere ormai le contrazioni preparatorie, non accorgendomi che invece erano doglie vere e proprie e che il travaglio era cominciato, intensificandosi proprio mentre ero a gustarmi una piadina con mio marito, mia figlia e una coppia di amici anche loro in dolce attesa (ovviamente ho cercato di mangiare più piadina possibile: io e Sara avevamo bisogno di forze :D).
E mi ha sorpreso anche il fatto che l’ostetrica, in ospedale, visitandomi era convinta che sarebbe durato tutto molto poco… E invece Sara è nata dopo un travaglio lungo quanto quello di Alice, più o meno: 6 ore e 21 minuti per la secondogenita, contro le 7 ore e 14 minuti della primogenita. Effettivamente io ero pronta dopo 3 ore, ma era Sara a non essere pronta: per colpa di un cordone ombelicale troppo lungo che la tratteneva ci ha messo un po’ più del dovuto a scendere… Per fortuna la bravura e la pazienza dell’ostetrica dell’ospedale di Senigallia mi ha permesso di affrontare, seppur con dolore, questo piccolo inconveniente, con estrema serenità.
Il secondo parto andrebbe affrontato proprio così, con serenità: abbandonate tutte le credenze e tutto ciò che vi viene detto, perché ogni parto ha una storia a sé. Non fatevi idee o calcoli su durata e intensità del travaglio, perché finché non sarete in sala travaglio non potrete saperlo. Affrontate le cose man mano che si presentano, senza pensarci troppo su, ma facendovi scivolare quello che accade addosso: è importante che la mamma sia tranquilla e che non si aspetti che il secondo parto sia uguale al primo o viceversa sia l’opposto.
Il secondo parto è un parto a sé, da affrontare con la stessa “incoscienza” con la quale abbiamo affrontato il primo: questo io l’ho capito solo durante il travaglio, quando ho smesso di fare paragoni con la nascita di Alice, la primogenita. E da quel momento ho iniziato a vivere questo parto con la stessa spontaneità con la quale ho vissuto il primo. Senza preconcetti e senza paragoni!
Foto | da Flickr di joshua
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