Cronaca
Mamme da legare: Educare i bambini: quando iniziare a dare delle regole?
La questione del quando iniziare a dare delle regole a un bambino è tra le più sentite dai genitori. Qual è la risposta?
Non ne ho idea, posso solo raccontarvi come cerco di barcamenarmi tra una bambina con un caratterino niente male e la vita di tutti i giorni. Durante il corso pre parto, l’assistente sanitaria ci disse che i bambini non prendono abitudini prima dei due mesi: capii che in quei sessanta giorni avrei dovuto dare libero sfogo alla mia voglia di portarmi la bambina appiccicata addosso tutto il giorno, per poi arrendermi alla logica del “non puoi farle fare tutto ciò che vuole”.
Verso i sei mesi la bambina capiva già i vari “no” che le dicevo, il che, però, non voleva dire che li accettasse. La negoziazione è alla base di tutto, con mia figlia: vorresti fare questo ma non puoi. Facciamo un’altra cosa, meno pericolosa del lanciarsi giù dal letto all’indietro. In realtà, la quantità di “no” che pronuncio è minima: non si può dire a un bambino che sta scoprendo il mondo “no” troppo spesso e per ogni cosa, altrimenti il divieto perde ogni efficacia. Non masticare la carta, ti do un pupazzetto: fatti qui i denti, le unghie e tutto quel che ti pare.
Ho notato che i divieti che più hanno fatto “breccia” sono stati quelli che le ho insegnato con più calma e giocando, come quello di affondare le mani nella terra dei vasi o di infilare le dita nelle prese elettriche. Nei suoi vari giri per casa, correndo come un cagnolino indaffaratissimo, si ferma davanti a prese e vasi, fa “no” col ditino senza nemmeno degnarmi di uno sguardo e poi continua la corsa. Diciamocelo chiaramente, anche noi ci annoieremmo a morte nelle loro condizioni, senza poter decidere quando uscire, quando mangiare, con cosa giocare. Dire di “no” e lasciarli lì a piangere senza distrarli o dare loro un’alternativa è una crudeltà. Storia diversa per i capricci, ovviamente: lì è dura. Assumo un atteggiamento di totale indifferenza mentre lei fa una delle sue scenate e, dopo gli strepiti più alti, le parlo con tono calmo cercando di convincermi che mandarla in collegio non è la soluzione e che, in fondo, le mie orecchie possono sopportare tutti quei decibel senza farmi scoppiare il cervello.
Per tornare alla domanda del titolo, il mio consiglio è: le regole, poche e precise, concordate col vostro compagno, vanno date da subito: non perché il bambino ne abbia una comprensione immediata, ma per voi. Più passa il tempo più sarà difficile scontrarsi con un individuo piccolo ma dalla personalità che si sta formando, ben deciso a prendere il sopravvento grazie alle sue meravigliose guanciotte. I denti? Si lavano da quando spunta il primo dentino: sarà anche inutile, ma quando il bimbo sarà a buon punto con la dentizione non dovrete lottare per farglieli lavare. A tavola con mamma e papà? Da subito, per evitare che un domani il bambino decida che i pranzi in famiglia sono noiosi preferendo la TV. Infine, vale la regola principe: ogni tanto urlerete, perché sarete stanchi morti, la sera, e il bambino alle vostre urla reagirà rincarando la dose di capricci e strepiti. Ma cercate di riprendere il controllo e usate il vostro tono più fermo ma non minaccioso, guardando il bimbo negli occhi facendogli capire che ha tutta la vostra attenzione e siete disponibili a un dialogo ma non a venire meno sulle regole: calmatelo e calmatevi. Funziona.
Foto | Flickr
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