Cronaca
Mamme da legare: Bambini al parco e mamme asociali
Lo confesso: sono una mamma asociale.
Quando esco con mia figlia fuggo da ogni tentativo di dialogo non tanto con le altre mamme, ma con le nonne munite di nipotino per la passeggiata mattutina.
Non che abbia difficoltà a intavolare discorsi con sconosciuti, è che molte nonne, impazzite dalla gioia per la nascita dell’erede, sono monotematiche. I loro discorsi sono di due tipi, dipende dal grado di parentela con la mamma del bambino. Se sono le nonne materne, infatti, racconteranno per filo e per segno il parto dimostrando che le proprie figlie hanno avuto il parto peggiore del mondo ma lo hanno brillantemente superato: “Ah, lei invece ha avuto il cesareo? Vabbè, allora…”. Allora potevi dirmelo che ero stata fortunata, durante i conati di vomito, con le braccia piene di flebo di ferro, Plasil e antidolorifici.
Se invece sono le nonne paterne, il bambino è venuto carino e sano nonostante i geni materni. Per fortuna c’era il loro 50% di patrimonio genetico a salvare la situazione. “Anche il mio primo nipotino ha gli occhi chiari, come tutta la nostra famiglia. Il secondo no, li ha marroni a causa di mia nuora”: storie vere. Tristissime.
All’inizio avevo più pazienza, adesso ho il terrore di venire bloccata da racconti di particolari non richiesti. Anche perché io non ho tutti questi particolari da raccontare: mia figlia mangia, dorme e gioca, ed è una bambina normale (tranne che per le nonne, ovviamente…). Come mi sottraggo, dunque, a un incontro non gradito? Innanzitutto, mi aiuta la bambina: per ora non manifesta molto interesse per i coetanei, pur elargendo grandi sorrisi agli adulti, quindi non mi sento in dovere di fermarmi per farla socializzare. In secondo luogo, mi fingo indaffaratissima e sempre di corsa. Il problema è il parco: non puoi fingerti indaffarata, lì, soprattutto se tua figlia è tranquilla sull’altalena e non solo non richiede la tua presenza, ma ti ignora quasi. A essere indaffaratissima è lei.
Inizialmente, pensai di fingere di essere straniera, ma sono sorti due problemi: il paesino dove vivo è pieno di stranieri, si sente parlare russo, ucraino, inglese, spagnolo e tedesco. Non si sfugge, qualcuno avrebbe potuto scoprirmi e farmi fare una grama figura. Il secondo problema è che, essendo appunto un paesino, tutti sanno già chi sono, anche se io non ho idea di chi abiti nella casa a fianco. E allora? L’unica era venire allo scoperto: rispondere cortesemente per monosillabi, sorridere e dare sempre del “Lei”, formale e freddo. “Chi, quella asociale con la figlia sempre sorridente? Povera bimba…”.
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