Crescita
I pericoli vanno spiegati ai bambini, punirli non serve e prevenire i rischi
Uno studio rivela che i bambini a cui vengono spiegati i pericoli di certi giochi o comportamenti non ripetono l’errore, mentre una punizione non li protegge dai rischi
Un recente studio americano pubblicato sulla rivista Journal of pediatric psychology ha “riaperto” la questione (annosa) delle punizioni ai bambini. In particolare, la ricerca, che ha coinvolto 63 famiglie con bambini di età comprese tra gli 8 e i 10 anni, si è soffermata sui metodi scelti dai genitori per proteggere i loro figli dai pericoli.
Ciò che è emerso è che i bimbi i cui genitori avevano il tempo di soffermarsi a spiegare i pericoli a cui il piccolo andava incontro svolgendo una determinata attività o un gioco, tendevano a non reiterare i comportamenti a rischio, viceversa, i coetanei che venivano puniti o sgridati solamente, erano anche quelli che finivano più facilmente al pronto soccorso per essersi fatti male.
In buona sostanza, una punizione non serve ad impedire che un bambino, specialmente se irrequieto e vivace per natura, ripeta il comportamento che può danneggiarlo, mentre una buona spiegazione sì, perché permette loro di imparare dove stiano sbagliando. Si tratta, evidentemente, di una considerazione tutto sommato intuitiva, eppure sono ancora troppi i genitori che per stanchezza evitano di fornire adeguate spiegazioni ai figli sui pericoli a cui vanno incontro, e piuttosto si limitano a sgridate e qualche no secco.
C’è da considerare, inoltre, che la maggior parte dei bambini trascorre molte ore davanti alla tv e al pc, a guardare cartoni animai, programmi e video i cui protagonisti, pur mettendo costantemente a repentaglio la loro vita – un classico è la caduta da un precipizio – rimangono illesi, cosa che può portare i più piccoli a pericolosi tentativi di emulazione.
Ecco perché i pediatri consigliano i genitori di non usare la tv come baby sitter, ma piuttosto di visionare i programmi o i videogiochi con loro, per spiegare anche quello che nella realtà non potrebbe mai accadere. In questo modo i genitori svolgono un vero ruolo di sorveglianza e di educazione, soprattutto quando i loro figli siano irrequieti e tendano all’impulsività.
La famiglia, soprattutto nei bimbi più a rischio, deve essere presente non con schiaffi o secchi no, ma con la capacità di evidenziare i rischi connessi alle azioni del proprio figlio. Lo studio dimostra che questa è l’unica strada
Spiega Marcello Lanari, Direttore dei reparti di Pediatria e Neonatologia dell’ospedale di Imola e Direttore scientifico di Conoscere per Crescere, la rivista per le famiglie e la scuola della Società Italiana di Pediatria. Non possiamo che essere d’accordo!
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