Gravidanza
Mamme da legare: Cosa dire e cosa omettere quando una donna incinta ti chiede un consiglio
L’ostetrica del corso pre parto ci aveva avvisate il primo giorno: il parto è una faccenda sporca e poco romantica.
Si soffre, in un modo o nell’altro. Eppure, subito dopo, succede una magia: ricordi di aver sofferto, lo ricordi perfettamente. Eppure, non riesci a ricordare il dolore in sé: era tanto, questo lo sai, ma il tuo cervello ne ha cancellato la qualità. Penso che accada per evitare che il genere umano si estingua. Alcune hanno delle esperienze poco piacevoli a causa del personale ospedaliero, e generalmente è soprattutto questo a far dire a una donna “bene, felicissima di aver avuto mio figlio, ma rimarrà figlio unico.
Come fare a tranquillizzare una donna incinta? E se ti chiedono la tua esperienza? Bisogna essere oneste o omettere qualcosa? Generalmente, una donna incinta sa che non sarà una passeggiata, partorire. Se le direte che è rapido e indolore non le renderete un gran favore. Una donna su mille ha in effetti un parto così, ma è meglio non far sorgere troppe false speranze.
Io ero terrorizzata non tanto dal travaglio in sé, che pensavo di poter gestire per quanto brutto, ma temevo, non so perché, l’episiotomia. Tra parentesi, alcune mie amiche che l’avevano subita la ritenevano l’ultimo dei problemi, a dimostrazione che non siamo tutte uguali. E, allo stesso modo, anche i parti sono tutti differenti.
Alla fine, io ho avuto un cesareo programmato: amiche che avevano partorito allo stesso modo erano in piedi il giorno dopo. Io no. Ma non mi avevano mentito, è stata una situazione particolare, la mia.
Cosa dire, quindi, a chi ti chiede come è andata? Dite la verità. I silenzi o i sorrisini mi uccidevano, quando la domanda la facevo io. Omettete i particolari, non indugiate sugli aspetti peggiori, ma non lasciate mai capire che c’è altro dietro, cose delle quali non volete parlare per “bontà”.
Ma una premessa fatela sempre, perché era l’unica cosa che mi dava conforto: partorire è una cosa naturale. La fanno tutte, perché tu non potresti farla? Le complicazioni possono esserci e spesso ci sono, più o meno importanti, ma le ostetriche servono a questo. È difficile sentire qualcuna dire “ho partorito dopo dieci minuti di travaglio, con due spinte, e il bimbo era fresco come una rosa”.
Cercate di tranquillizzare la futura mamma dicendole che il dolore va assecondato, perché è attraverso di esso che il bimbo nasce, è il sintomo che nostro figlio è pronto per conoscerci. E dite loro che dimenticheranno, e che per quanto lungo, il travaglio è un attimo, rispetto ai nove mesi e a tutti gli anni che avranno vicino il loro bambino.
L’ho scritto altrove: mentre avevo i miei bei conati di vomito coi punti freschi, i morsi uterini che ignoravano gli antidolorifici, mentre vedevo mia figlia tenuta in braccio da altri perché io non ci riuscivo, ricordo di aver pensato: però sarebbe carino farle un fratello. Tra qualche anno.
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