Cronaca
In una scuola romana non esistono mamma e papà ma genitore 1 e genitore 2
In una comprensivo scolastico romano si è deciso di “rottamare” i termini mamme e papà, ormai obsoleti e discriminatori. Gli insegnanti faranno riferimento a genitore 1 e 2 di ogni alunno…
C’è una scuola, anzi, una circoscrizione scolastica, in Italia in cui i termini mamma e papà sono considerati anacronistici e, pertanto, non devono più essere utilizzati. No, non saranno certo gli alunni a non poter più chiamare i propri genitori con i termini che hanno imparato a pronunciare come prime parole, ma gli insegnanti.
Il comprensivo scolastico così all’avanguardia si trova a Roma, quartiere Garbatella (quello reso popolare in tutta Italia dalla serie tv “I Cesaroni”), che include quindi le scuole della circoscrizione municipale VII.
Dal momento che si doveva “aggiornare la terminologia parentale“, evidentemente una procedura necessaria viste le modifiche profonde che la struttura familiare sta subendo – proprio nella sua costituzione base – si è deciso di “rottamare” gli ormai obsoleti mamma e papà. Ci sono infatti le famiglie separate e quelle allargate, le famiglie monogenitoriali, le famiglie in cui i genitori sono dello stesso sesso, eccetera. Insomma, riferirsi genericamente alla “madre” e al “padre” degli alunni non solo potrebbe non essere più sufficiente, ma soprattutto potrebbe essere discriminante.
Come fare, allora, per definire la figura genitoriale (o chi per essa) di riferimento? Una soluzione potrebbe essere quella di parlare di “genitore 1” e di “genitore 2“, in modo impersonale, certo, ma adeguata, più o meno, a qualunque situazione. Naturalmente la decisione della Direzione scolastica non ha mancato di sollevare polemiche di natura ideologico-politiche. Ad esempio l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha tuonato contro l’iniziativa della “sinistra progressista che “si rifugia soltanto nella distruzione dei singoli, della nostra tradizione cattolica e italiana“.
D’altro canto, la “sinistra progressista” e il portavoce del Gay center Fabrizio Marrazzo si dicono entusiasti dell’illuminata iniziativa. Noi restiamo perplessi. Certo, è una questione di delicatezza, di sensibilità. Ogni insegnante sa bene che non ci sono le famiglie in quanto “nucleo costitutivo della società” del tutto omologate, fatte in serie, ma che ci sono le persone che formano le famiglie, e queste sono tutte diverse.
Pertanto è logico cercare di modulare la terminologia in base ai singoli casi. Detto questo, dal momento che ancora la stragrande maggioranza degli alunni che frequentano le scuole dell’obbligo hanno un papà e una mamma ben precisi, ci sembra assurdo che gli insegnante non possa definirli in quanto tali. Voi che ne pensate?