Cronaca
Mamme da legare: Bambini viziati durante le vacanze con i nonni
Abitiamo a parecchie centinaia di chilometri dalle nostre famiglie e, durante le vacanze estive e invernali, ci trasferiamo armi, giochi e bagagli dai nostri genitori, che barrano sul calendario i giorni che li separano dallo stare con la nipotina.
Premesso che quando entriamo io e il mio compagno veniamo a stento salutati, mentre tutti si accalcano verso la bimba, protagonista indiscussa, coi giorni di festa ha inizio l’assoluta ingovernabilità di nostra figlia.
Generalmente, io e lei trascorriamo la maggior parte del tempo insieme, da sole. Pur essendo interamente concentrata sulle sue esigenze (voglio mangiare, dormire, giocare, stare in piedi sul tavolo, guardare per ore la cucina), è ovvio che ogni tanto la lasci per prepararle il pranzo o rubare un quarto d’ora per una doccia. Dai nonni, invece, ha sempre un minimo di due persone interamente al suo servizio. E qui iniziano i problemi.
Come tutti i bambini, ama far cadere per terra i giochi quando è sul seggiolone: solitamente lancia il giocattolo, lo guarda mentre atterra, lancia uno sguardo rapido a me o al padre e poi torna sull’oggetto in uno sforzo di telecinesi che non ha mai successo. A casa dei nonni, invece, ha inizio la tragedia: scoppia in un pianto irrefrenabile, mentre uno dei nonni si infila sotto il tavolo per recuperare il gioco. E così va avanti per interi quarti d’ora, mentre io e il mio compagno guardiamo i nostri genitori esercitare una pazienza che con noi non hanno mai avuto. “Forse sta male, ha qualche fitta al pancino, si annoia”. No, vuole solo testare la vostra resistenza, vedendo quanto ci mettete a farvi venire il colpo della strega.
Il momento del pranzo è quello che odio di più: se le preparo qualcosa che non ama particolarmente, con un po’ di pazienza riesco a convincerla, anche se impiega un’ora per mangiare. Dai nonni, invece, al primo cucchiaino rifiutato, spuntano cibi dal nulla: prova la ricotta, ho il filetto tenero tenero, ho comprato la sogliolina fresca! La frase che ripeto di più ai miei, quando sono da loro, è: “ma con me non le facevate, queste cose!”. La risposta, irritante più che mai, è: “e mica vogliamo ripetere gli stessi errori!”, mentre nella mia mente scorrono ricordi del tipo “questo c’è e questo mangi”. Insomma, le cose che io dico adesso a mia figlia.
Il risultato è che la bambina a pranzo mangia un boccone di tutto ma non finisce nulla, piange ed è irritabile e irritante. Non finisce di pronunciare una sillaba che tutti si mettono al suo servizio, come giullari o cuochi. Sembra che debba andare così, e tutti dicono che è giusto che i nonni vizino i nipoti. Al danno si unisce la beffa, perché mia madre e mia suocera, verso la fine della vacanza, sorridono dicendo: “povera te, che adesso la dovrai riportare alla normalità!”. Insomma, la viziano con dolo, sapendo che poi saranno affari miei.
Ma mia figlia ha giudizio (o furbizia): appena ci rimettiamo in auto per tornare a casa, sommersi da vestitini, giochi, e borse termiche con dentro prelibatezze per la principessina, smette di fare i capricci, ci guarda con aria serafica e, al posto dei vari “nguè nguè” parte con deliziosi “la la la”. Che significano, più o meno: io sono la bimba più buona del mondo. Se avete in mente un periodo di rieducazione, lasciate perdere: sono un angioletto.
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