Gravidanza
Mamme da legare: Ansie e paure attendendo i risultati dell’amniocentesi
Avevamo già parlato del fantastico mondo dell’amniocentesi, abitato in particolare da donne sopra i 35 anni.
Col senno di poi, devo dire che la mia amniocentesi, come gran parte della gravidanza e del parto, ha visto dei miei atteggiamenti sufficientemente ridicoli. Dopo aver valutato gli eventuali ma bassi rischi dell’esame, io e il mio compagno abbiamo deciso di farla. Sin da piccola avevo sentito parlare di questa cosa orribile ai miei occhi e avevo temuto, un giorno, di doverla fare. E, naturalmente, così è stato. Se state valutando la possibilità di fare un’amniocentesi o una villocentesi, però, vorrei che valutaste una eventualità della quale non neessariamente vi avviseranno: la villocentesi è leggermente più invasiva, credo per un semplice fatto “meccanico”, ma si può fare con settimane d’anticipo rispetto all’amniocentesi (dalla X circa contro la XVI dell’amniocentesi). Se tenete presente che io ho sentito per la prima volta muoversi la bambina mentre attendevo i risultati, vi renderete conto delle implicazioni.
Innanzitutto, ho prenotato un colloquio in ospedale, per far valutare la mia cartella clinica e farmi spiegare in cosa consisteva l’esame, quali erano i rischi, che tipo di problemi del feto avrebbe analizzato. L’ostetrica era molto professionale e gentilissima. Pur parlando in modo schietto, mi ha tranquillizzata molto, e ho capito perché il 99,9% delle donne ricorda con riconoscenza le ostetriche presenti al loro parto. Ostetriche che leggete: vi amo. Avendomi detto che per circa 3 giorni dopo il prelievo avrei dovuto stare a riposo, tengo a bada amici e parenti facendo salire mia madre (che abita a 700 chilometri) per darmi una mano. Bene: se vi siete trovati in una stazione ferroviaria tra Salerno e Bologna, verso la metà di novembre, sicuramente sarete stati messi al corrente della mia gravidanza da parte della neo nonna. Se invece avete percorso quella stessa tratta a inizi aprile, avrete saputo che si trattava di una femmina e sarete stati anche interpellati su ipotesi di nomi. Mamma era ingestibile.
Il giorno dell’esame si presentò buio e piovoso. Perfetto, per una donna incinta piena di ansie. A dover fare l’amniocentesi eravamo in tre, una più impaurita dell’altra. “E se il bambino è sano e dovesse succedergli qualcosa a causa dell’amniocentesi?”. Oramai, però, avevo deciso. Entro, mi spoglio, mi fanno stendere e cercano tutti di distrarmi e farmi sorridere. In effetti, tra ginecologo e infermiere c’era una piccola folla. Mentre mi fanno l’ecografia prima del prelievo, mi viene un’idea, era giunto il momento: “Dottore, mi sa dire se è maschio o femmina?”. “Femmina”. Credo di aver urlato “Sìììì” con troppa enfasi. Desideravo una femmina, ma non per razzismo: in casa eravamo tutte donne, un maschio non avrei saputo nemmeno da dove prenderlo! E poi, in Italia, i primogeniti maschi vengono inevitabilmente educati come i principini della casa. Ma del maschilismo delle mamme vi parlerò un’altra volta.
Dunque, eravamo arrivate al punto in cui le infermiere pensano che sia pazza. Non sono mai stata vigliacca, davanti a un esame medico, ma mi sono guardata bene dal guardare l’ago per il prelievo. L’ago è entrato con una facilità estrema, devo dire che la puntura non l’ho quasi sentita. La pressione per attraversare tutto quel che c’è tra l’epidermide e il liquido amniotico… beh, quella l’ho sentita. Ma nulla di tragico. Il pensiero che avrei avuto una bambina mi aveva messo troppo di buonumore. A quel punto, avevo deciso che mia figlia sarebbe stata in ottima salute e che l’esito di tutti gli esami sarebbe stato ottimo.
Sono uscita dall’ambulatorio esclamando: “È femmina!” al mio compagno preoccupato. Dopo abbiamo aspettato un po’ e sono rientrata per l’ecografia di controllo, ma continuavo a pensare solo alla bambina. Ci sono volute 3 lunghe settimane per avere i risultati, ma ogni giorno che passava si allontanava la possibilità che chiamassero per segnalare problemi. Nessuna nuova, buona nuova. Quando sono andata a ritirare il referto, la solita ostetrica era pronta con un pennarello nero sul foglio: “Il sesso lo vuole sapere?”. Già so. XX.
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