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I sintomi dell’iperattività nei bambini, le cause e le terapie più efficaci
L’iperattività nei bambini – o sindrome ADHD – si manifesta con sintomi precisi. Vediamo quali per intervenire nel modo più effiace
L’iperattività nei bambini viene più propriamente classificata come sindrome ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), ovvero deficit di attenzione e disordine da iperattività. In buona sostanza si tratta di un disturbo, verosimilmente di origine genetica, che si manifesta con sintomi che i nostri nonni avrebbero giudicato da “diavolo in corpo”.
Il bambino iperattivo non sta mai fermo, si dimentica le cose perché facilmente perde la concentrazione, non riesce a portare a termine anche i compiti più semplici, si comporta come un clown ma è anche soggetto a bruschi cali dell’umore e irritabilità.
E’ difficile, però, per un genitore, riuscire a capire se il proprio bambino è ingestibile solo perché molto vivace e capriccioso (magari perché cerca di attirare l’attenzione su di sé), o perché affettivamente affetto dalla sindrome ADHD. Prima di approfondire la sintomatologia considerata tra i parametri necessari per inquadrare un caso di iperattività e deficit dell’attenzione, cerchiamo di capire cosa effettivamente può fare, o meno, un bimbo con la sindrome ADHD. Per prima cosa, non stiamo parlando di una disabilità mentale.
Il bambino iperattivo opportunamente seguito, potrà fare tutto nella vita, inclusi gli studi superiori e universitari a livelli eccelsi, e certo non gli mancheranno mai creatività e curiosità. Ciò che un bimbo iperattivo deve imparare fare è concentrarsi su un compito per volta e portarlo a termine. Il suo problema principale è proprio l’incapacità a mantenere il focus su un qualunque oggetto di attenzione, con il rischio di disperdere tutte le sue energie rendendo impossibile la vita agli altri e compromettendo la propria istruzione e la futura vita sociale e lavorativa.
Ecco perché è così importante cogliere subito i sintomi dell’iperattività in modo da intervenire in tempo con gli opportuni programmi terapeutici che, per fortuna, non prevedono più l’uso esclusivo degli psicofarmaci come (ahinoi), capitava giusto qualche anno fa. Ecco i segnali che possono far sospettare il disturbo.
- Iperattività, impulsività e disattenzione (questi sono i sintomi “puri” del disturbo), che si declinano in:
- Difficoltà a concludere un lavoro
- Difficoltà nel compiere un lavoro che richieda una certa cura
- Disattenzione (il bimbo sembra non ascoltare se gli si parla)
- Incapacità ad organizzarsi de deve fare più cose (il bimbo sembra andare in tilt)
- Incapacità a mantenere un minimo di ordine tra le sue cose
- Facilità a distrarsi anche per un piccolo stimolo
- Tendenza ad evitare qualunque sforzo mentale
- Incapacità a rimanere fermo con le mani a posto
- Necessità di alzarsi di continuo (ad esempio a scuola si alza dal banco senza permesso)
- Tendenza ad interrompere gli altri quando parlano
- Impulsività nel parlare e nell’agire
- Tendenza a parlare troppo e a raffica, talvolta senza senso
- Tendenza ridacchiare di continuo
Se almeno il 70% di questi sintomi sono presenti entro i primi 7 anni di vita del bimbo, è bene affrontare il problema con l’ausilio del pediatra e di specialisti (neuropsichiatri e psicoterapeuti). In linea generale attualmente per aiutare i bambini affetti da sindrome ADHD si segue una strategia multimodale, che associa la somministrazione di farmaci psicostimolanti a terapie psicosociali e psicoeducative.
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