Cronaca
Bambini contesi e sottrazione internazionale di minori: il fenomeno e le conseguenze
I bambini contesi tra genitori di diversa nazionalità è un fenomeno diffuso con drammatiche conseguenze per i bambini coinvolti.
Può capitare, nel corso di una vita, di doversi separare, ma è giusto pensare prima di tutto al bene dei figli, se ce ne sono. Inoltre, le coppie miste, composte da persone di nazionalità diversa, nella disputa, sono in possesso di un’arma di lotta in più.
Quando c’è un divorzio e una separazione può svilupparsi il fenomeno dei bambini contesi tra genitori residenti in stati diversi, che è molto diffuso. In particolare i dati relativi ai casi di trasferimento illecito e/o di mancato rimpatrio seguiti dal Ministero degli Affari Esteri sono costantemente in crescita. Inoltre, il 56 percento delle vicende riguarda l’Europa. In merito, si legge sul sito Bambinirubati:
Decine e decine di casi di bambini sottratti e nascosti all’estero dal loro genitore di nazionalità straniera che non solo non sono stati rimpatriati nella loro residenza abituale che avevano immediatamente prima del loro rapimento, come previsto dalle norme delle convenzioni internazionali di merito pur sussistendo perfetto regime di reciprocità tra gli Stati interessati, ma, spesso, il genitore vittima non ha neppure ottenuto un diritto di visita nei confronti del figlio rapito.
Ma dopo un atto del genere, quali sono le conseguenze psicologiche per il minore? I bambini “dipendono” dai genitori, ma improvvisamente perdono i loro punti di riferimento, si sentono persi, trattati come “pacchi”. Se un genitore mette il bambino contro l’altro genitore, per motivi personali non legati al benessere del bimbo può essere deleterio per il piccolo che non riesce a rapportarsi in modo naturale verso entrambi i genitori. Si tratta di violenza psicologica (quando non ci sia anche quella fisica) con conseguenti traumi per il bambino che possono impedire il regolare sviluppo della sua personalità.
Il piccolo ha di fonte due persone fragili attente solo alle proprie esigenze, ai quali non è più possibile affidarsi. Il piccolo non può fare più il piccolo di casa ma gli viene assegnato un ruolo da adulto. Non sono più al centro i suoi bisogni, ma è lui stesso che deve occuparsi dei bisogni dei genitori.
Da qui la sua incertezza e sfiducia nel prossimo, difficoltà nel percorso di crescita perchè totalmente impegnato a difendere uno o l’altro genitore per non rimanere solo o isolato, senso di colpa perchè può pensare di essere lui la causa della rottura. Vedere i genitori che si fanno la guerra e trovano continue motivazioni per litigare può far credere al piccolo che questa sia la “norma”, per cui nelle relazioni future si comporterà allo stesso modo.
In queste situazioni, gli psicologi consigliano alla coppia di continuare ad essere genitori del bimbo in maniera che il piccolo possa continua a sentirsi figlio, di trovare spazi solo per lui, in cui lui sia al centro dell’attenzione. L’importante è non usare il figlio per vendette o recriminazioni, e pensare che lui deve essere, come sempre, il “centro del mondo”.
Via | Ilseminatore – Tribunaledeiminori – Bambinirubati – Maristellafantini