Gravidanza
Piastrine basse in gravidanza: sintomi, cause e cure
Cosa significa se nelle analisi del sangue di una futura mamma i valori delle piastrine sono inferiori alla media? Scopriamolo!
Una donna in gravidanza, tra i tanti esami di controllo, deve sottoporsi anche ai test del sangue canonici, tra cui l’esame emocromocitometrico (o, semplicemente, emocromo). Con questo esame di laboratorio si controlla la composizione del sangue, soprattutto la parte cosiddetta corpuscolata, ovvero composta da cellule.
Globuli rossi o eritrociti, globuli bianchi o leucociti, emoglobina, ematocrito, piastrine e altri valori sono quindi presenti all’interno di questo test.
Le piastrine in particolare, (sigla PTL), in effetti non sono neppure delle vere cellule “intere”, ma sono minuscoli elementi a forma discoidale che hanno un unico scopo: quello di favorire la cicatrizzazione in caso di ferite con perdite di sangue. Di fatto esse si agglutinano introno al taglio sì da formare una sorta di tappo di materiale coagulante.
Qual è il livello normale di piastrine in una donna adulta? La concentrazione oscilla tra le 150mila e le 400mila unità per litro di sangue, ma in gravidanza questo valore scende parecchio. Per quale ragione, e soprattutto, è un fatto preoccupante?
Se ci pensiamo, si tratta di un fenomeno del tutto logico, chiamato piastrinopenia, legato al fatto che il sangue della gestante è più fluido rispetto a quello di una donna non incinta, diciamo più diluito, ragion per cui tutte le cellule calano di numero, anche i globuli rossi, ad esempio.
La soglia minima che, però, non deve essere superata è quella delle 10mila unità, al di sotto della quale potrebbe essere necessario che la futura mamma faccia delle trasfusioni. Tuttavia, si tratta di una condizione molto rara. Quindi, avare una lieve piastrinopenia è del tutto fisiologica, non dà sintomi specifici e non si deve fare nessuna terapia particolare per innalzarne il numero.
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