Cronaca
Le dicono che il feto è morto, ma il bambino nasce sano: la mamma chiede il risarcimento
Una giovane mamma all’inizio della gravidanza corre al pronto soccorso, le dicono che il feto è morto e che si deve procedere all’aborto. Lei non ci crede e prosegue la gravidanza. Risultato? Il bambino ora ha 3 mesi e sta bene
“Il cuore non batte, il feto è morto“. Questa terribile sentenza la giovane mamma di Roma Maria S. non l’aveva accettata fin da subito. Era corsa al pronto soccorso del Fatebenefratelli per alcune perdite ematiche che l’avevano spaventata, essendo ancora all’inizio della gravidanza.
Una volta arrivata in ospedale, la donna era stata sottoposta ad un’ecografia, dalla quale non era risultato alcun battito fetale. Ergo, il bambino doveva essere morto e la donna avrebbe dovuto sottoporsi ad un aborto terapeutico con raschiamento (anche se era solo alla quinta settimana di gestazione), o, in alternativa, assumere un farmaco abortivo.
Il verbale stilato dai ginecologi di turno al pronto soccorso recitava, nel suo linguaggio scabro e asettico: “Diagnosi: aborto interno. Informata sul decorso clinico della terapia, la paziente decide il trattamento con Methergin cpr”. Ma Maria, il Methergin copr, lo acquista ma non lo assume, decide di disobbedire.
Non è per nulla convinta di quella diagnosi così affrettata, e così decide di non fare nulla, per il momento. Invece cerca informazioni su internet e scopre, come peraltro già supponeva, che non sempre, alla quinta settimana di gestazione, è possibile sentire il battito del cuore del feto. Ma questo non significa che non sia vivo!
Io il mio bambino, anche se la gravidanza non era stata pianificata, lo volevo
Spiega Maria. Il suo medico la sostiene:
E’ vero il battito non c’è, ma la gravidanza è appena cominciata. Aspettiamo una settimana per capire se c’è stato o meno l’aborto interno
Le suggerisce. La successiva ecografia sarà quella attesa da Maria, conferma che il il suo bambino cresce e sta bene. Talmente bene che la gravidanza, da quel momento in avanti, prosegue nel modo più sereno possibile, per concludersi felicemente il 2 dicembre 2013 con la nascita di un bambino, il secondo figlio di Maria, perfettamente sano. A questo punto, però, Maria decide di voler fare causa alla Asl, puntando su un risarcimento per danni morali. Se avesse ascoltato i medici, ora il suo bambino non esisterebbe.
Il mio bambino è nato il 2 dicembre del 2013. Pesava tre chili e mezzo. Ho avuto una gravidanza e un parto naturale sereno. E ogni volta che mi soffermo a guardare il mio piccolo mi rendo conto del pericolo scampato. Se non avessi seguito il mio istinto sarei stata io stessa la carnefice di mio figlio. Ecco perché sono sempre stata convinta che un’azione legale fosse un’iniziativa non solo giusta, ma doverosa. Nei pronto soccorso il personale deve essere altamente qualificato. Non si può sbagliare con la vita
Racconta ora Maria. Questa storia ci appare quasi incredibile, non possiamo che ammirare l’istinto e la pervicacia di Maria, e sperare che riceva questo giusto, minimo risarcimento morale.
Fonte| il messaggero.it