Salute e benessere
Convulsioni febbrili nei bambini: il primo soccorso e quando andare in ospedale
Una febbre molto elevata nei neonati e nei bambini può provocare delle convulsioni. Vediamo quando ci si deve preoccupare e soprattutto come intervenire
I bambini piccoli, e ancor di più i neonati, sono spesso soggetti a rialzi febbrili importanti quando si ammalano, magari per un’infezione virale o batterica, e questo può portare alla manifestazione di stati convulsivi.
Le convulsioni spaventano moltissimo i genitori, che temono per le conseguenze sul piano neurologico che questi episodi possano comportare, ma in realtà, nella maggior parte dei casi, queste crisi non portano con sé nessuno strascico.
Perché si verifichi un episodio convulsivo, la temperatura corporea deve aumentare molto, superando i 40°, cosa non rara nei bambini perché il loro sistema immunitario ancora immaturo reagisce in modo eccessivo all’azione infettiva dei germi patogeni.
Si tratta di un fenomeno naturale, ricordiamo che la febbre, che indica sempre uno stato di infiammazione acuto in atto, serve al corpo per combattere i microrganismi infettivi, che non riescono a sopravvivere in un ambiente dalle temperature troppo elevate. Detto questo, quali sono i sintomi delle convulsioni febbrili nei bambini, e come si deve intervenire?
Innanzi tutto, occorre dire che esiste una predisposizione genetica alle convulsioni febbrili, un condizione che interessa circa il 5% dei bambini, e che queste crisi si verificano in genere tra sei mesi e i 5 anni di età del bambino. Ecco i segnali che ci permettono di riconoscere una crisi convulsiva:
- Irrigidimento del corpo, o di una parte di esso
- Comparsa di brevi scatti muscolari
- Temporanea perdita di coscienza, o comunque di contatto con la realtà circostante
I genitori che si accorgano che il loro bambino febbricitante ha una crisi convulsiva devono subito contattare il pediatra e descrivere minuziosamente il comportamento del piccolo, ma anche cercare di tranquillizzarsi.
Le convulsioni febbrili durano pochi minuti e quando siano episodi isolati non necessitano di nessuna particolare misura terapeutica, e certamente non di una corsa all’ospedale. Il bambino non accusa conseguenze da questi episodi. Subito dopo il piccolo cade in un sonno profondo, e quello che bisogna fare è lasciarlo riposare, e successivamente somministrargli un antipiretico per abbassare la febbre e liquidi per idratarlo.
Se, però, le convulsioni dovessero essere ripetute, con attacchi ravvicinati nel tempo, allora e solo allora occorre recarsi al pronto soccorso dell’ospedale, ma sempre non prima di aver contattato il pediatra. Anche in caso di convulsioni prolungate (oltre i 10 minuti), bisogna cercare di abbassare la temperatura del corpo del piccolo on spugnature fredde, e e poi portarlo subito in ospedale. In genere le convulsioni febbrili non sono un sintomo di epilessia, a se gli episodi si ripetono, è bene effettuare delle indagini neurologiche più approfondite.
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Foto| via Pinterest