Gravidanza
Epatiti croniche autoimmuni in gravidanza: le cause e le terapie consentite
Una donna che soffra di epatite cronica di origine autoimmune può diventare mamma? Vediamo le controindicazioni e le terapie che si possono seguire in gravidanza
Le epatiti (infiammazioni del fegato) sono comunemente di natura virale, ma ne esiste una “variante” di origine autoimmune. In questo caso a provocare l’infiammazione epatica è lo stesso sistema immunitario di chi ne soffra, che per ragioni in genere sconosciute, finisce per attaccare i tessuti sani del corpo “scambiandoli” per nocivi, in questo caso quelli del fegato.
Come ogni epatite, anche quella autoimmune, che proprio per la usa origine ha un andamento cronico, va curata perché altrimenti degenera provocando cirrosi (la cicatrizzatone del fegato che ne compromette gravemente la funzionalità).
Ma una donna che soffra di questa patologia epatica, può affrontare una gravidanza? E in caso positivo, come va trattata la sua epatite per non danneggiare il feto? I farmaci che sono indicati in caso di epatite cronica autoimmune sono cortisonici e immunosoppressori, in genere molto ben tollerati dal paziente, che permettono di condurre una vita del tutto normale spegnendo i sintomi infiammatori.
In linea generale non solo il soffrire di epatite cronica autoimmune non è incompatibile con una gravidanza, ma addirittura spesso la malattia migliora nei nove mesi della dolce attesa. In genere una infiammazione del fegato autoimmune è più probabile nelle donne over 45, che spesso sono già diventate mamme, me in caso contrario, si possono continuare le terapie con un attento monitoraggio delle dosi.
I cortisonici in genere non recano problema al feto, e per quanto riguarda i farmaci immunosoppressori, si possono interrompere per il tempo della gravidanza, monitorando costantemente i valori delle transaminasi e della bilirubina materne per la funzionalità epatica. Nessuna controindicazione neppure per l’allattamento.
Per quanto riguarda le cause dell’epatite cronica autoimmune, non sono note, come accade per quasi tutte le patologie autoimmuni, di sicuro esiste una predisposizione ereditaria, ma una volta insorte, non si può fare altro che “tenerle a bada” cercando di condurre comunque una vita normale.
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Foto| via Pinterest