Cronaca
I costi delle adozioni internazionali e cosa dice la legge
Quanto costa adottare un bambino non italiano? Vediamo quanto può diventare impegnativo, dal punto di vista economico, rendersi disponibili alle adozioni internazionali
Adottare un bambino all’estero seguendo tutte le prassi di legge, è un percorso entusiasmante, certo, ma anche faticoso, lungo, talvolta frustrante e senza dubbio anche costoso.
Ai costi normali delle procedure burocratiche necessarie per far partire l’iter dell’adozione, infatti, si aggiungono i costi relativi al disbrigo delle pratiche nel Paese straniero secondo le tariffe locali che sono variabili, senza contare, naturalmente, il costi aggiuntivi dei viaggi.
Insomma, prima di depositare domanda per rendersi disponibili all’adozione internazionale presso uno o più Tribunali dei Minori (primo passo necessario), una coppia deve valutare le proprie condizioni economiche anche a lungo termine. Detto questo, quali sono le tappe da seguire per poter accogliere nella propria casa un bimbo straniero, e quanto può arrivare a costare questa trafila?
Per prima cosa, come anticipato, la coppia di coniugi deve presentare regolare domanda di disponibilità alle adozioni internazionali di uno o più bambini presso il Tribunale minorile più vicino al proprio Comune di residenza, o presso altri Comuni (purché la cosa venga sempre dichiarata).
Una volta effettuato questo primo step, si attenderà che i servizi sociali nominati dal Giudice minorile valutino la domanda (i requisiti richiesti per le adozioni internazionali sono gli stessi delle adozioni nazionali), e aprano la pratica (4 mesi), cui seguiranno due mesi di colloqui successivi in cui gli aspiranti genitori verranno “testati” per verificarne l’effettiva idoneità.
Se tutto procede per il meglio, entro un anno dalla dichiarata idoneità all’adozione, per legge le coppie devono contattare uno dei tanti enti autorizzati ad affiancare le coppie nella ricerca del minore straniero da adottare contattando le autorità locali e portando avanti le trattative.
Questa fase è la più delicata, gli esperti guideranno i genitori informandoli preventivamente su ciò che li aspetta, sia dal punto di vista burocratico che psicologico, sui tempi e le procedure, e ci si orienterà su una nazione specifica in base alle disponibilità, considerando che ogni singolo Paese prevede costi diversi per permettere l’adozione di un minore.
Infine, arriva il tanto atteso momento del viaggio all’estero verso la località dove si trova il minore che è stato individuato per l’adozione, per avviare gli incontri preliminari sia con il bimbo stesso che con le autorità locali. La tempistica di questa tappa è assolutamente variabile e non quantificabile prima.
Anche in questo caso, se tutto va per il meglio, se non ci sono intoppi, se l’incontro con il minore si rileva positivo e le autorità locali non pongono veti, allora la diplomazia estera e la Commissione per le adozioni internazionali in Italia (senza il cui via libera per legge l’adozione non può “scattare” neppure in casi di nulla osta del Paese di provenienza del minore adottabile) dichiarano che la coppia e il minore possono rientrare in Italia e iniziare il periodo di convivenza preadottiva (che dura un anno ed è propedeutica all’adozione definitiva).
I costi di tutta questa procedura sono da versarsi all’ente per la procedure dell’adozione internazionale in Italia e si devono dividere tra i costi (fissi) per il conferimento dell’incarico (1000€ iniziali) e i 2800-3000 € da versarsi all’apertura della pratica all’estero, e i costi (variabili) delle pratiche in loco.
Le tariffe, le commissioni e le tasse cambiano da Paese a Paese e possono raggiungere un massimo di 10mila €, cui devono essere aggiunti i costi dei viaggi e altre spese necessarie o accessorie. Tutto chiaro?
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Foto| via Pinterest